venerdì 10 agosto 2012

Il testo integrale del dispositivo del riesame, sequestro ILVA. In attesa di estratti salienti dell'originario decreto di sequestro

Queste le due pagine del dispositivo che il tribunale ha depositato il 7 Agosto 2012. 

Un nuovo (o seminuovo) genere di documento processuale al confine con l'oracolo, cui ciascuno attribuisce significati differenti a seconda del proprio desiderio o timore. E tutti rientrano, per un verso o per un altro, nelle interpretazioni possibili del testo: insomma uno splendido esercizio, forse obbligato, di ambiguità.
A breve pubblicheremo (cosa più interessante, anche perchè altrimenti irreperibile nei media) il dettagliatissimo decreto originario di sequestro, quello che ha dato vita al can can di queste settimane. Indispensabili a chi voglia capire più a fondo, e meglio, quel che accade e accadrà.
Infine sarà la volta delle motivazioni del riesame:

a mio parere, risulteranno inevitabilmente contraddittorie.

6 commenti:

  1. Se le parole hanno un senso, mi sembra evidente che il Riesame non dispone l'utilizzo degli impianti per la produzione dell'acciaio bensì l'utilizzo in funzione di tutte le misure tecniche necessarie...ecc.Credo che più di qualcuno abbia travisato il senso della prescizione.

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    1. Il discorso ha una sua complessità. Se il riesame dice che lo scopo del sequestro non è la chiusura ma la rimozione del danno e quindi lo stabilimento resta aperto a tale scopo, quel restare aperto (ma sotto sequestro) è possibile senza che poi si produca?
      Ovvero, possono gli altiforni, le aree a caldo "restare aperte" senza fare acciaio, quello che cioè sembra che sia stato deciso in riesame?
      Il G.i.p. ha interpretato il testo alla lettera e come lei non vede alcuno spazio per la produzione.
      L'ILVA ha però impugnato e adesso il riesame dovrà chiarire la sua prima espressione "sibillina".
      Le pare il ragionamento fili?

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  2. La prescrizione finale del riesame, e cioè l'attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti non presuppone di certo la chiusura dello stabilimento ma una condizioni di esercizio mancante che lo stesso Gip aveva addebitato all'Ilva come una grave omissione.

    Leonzio Patisso

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    1. Nel decreto di sequestro si legge che il Gip ha domandato ai periti se queste ed altre emissioni inquinanti sono conformi ai valori di legge. La loro risposta è a pagina 170 del decreto di sequestro del Gip Todisco: In sostanza: dagli auto controlli dell’azienda sono usciti valori a norma; tuttavia, date le caratteristiche degli impianti, per legge avrebbero dovuto esistere da molti anni sistemi di controllo automatico in continuo di parametri tipo polveri, cloruro e fluoruro di idrogeno, biossido di zolfo… Essi invece all’Ilva non esistono.

      Dai rapporti con Regione ed Arpa, scrive ancor il Gip, emerge la “chiara volontà di Ilva di sottrarsi ad efficaci controlli a sorpresa e in continuo”.

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    2. Non solo: l'episodio della foto scattata da Fabio Matacchiera, da cui si vede come vi siano emissioni che passano non dai camini, controllati, bensì dalla base delle strutture produttive, a causa di fessurazioni dovute alla vetustà degli altiforni, la dice lunga sul modo e sul fine dei controlli e dei dati.
      Inoltre la Todisco ed i periti/medici/scienziati interpellari affermano a chiare lettere che ogni giorno che passa di produzione in più fa male, anzi malissimo, a livello cardiorespiratorio ed anche tumorale.
      Pertanto la dottoressa domandava la cessazione delle attività a caldo, senza indugi. Per poi eventualmente riprendere la "normalità" produttiva solo in seguito agli aggiornamenti tecnologici effettuati concretamente.
      Tutto ciò senza dar troppa fiducia ad un'impresa che da 20 anni mantiene, secondo lei ed altre sentenze, un profilo ambiguo ed ostruzionista nei confronti di magistatura ed ambiente.

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  3. Il riesame, ma la stessa ordinanza di sequestro, non dispongono l'arresto delle operazioni.

    Dispongono la rimozione delle condizioni di pregiudizio ambientale e sanitario.

    Ma quella del monitoraggio in continuo è solo una delle prescrizioni.Che sono centinaia.

    Che il pregiudizio sanitario e ambientale sia rimuovibile senza arrestare la produzione lo dovranno dire i tecnici.

    Ora la corsa è alla rimozione di quelle condizioni. Già Ferrante dice che il mnercato è depresso e Ilva ha già speso per la cosiddetta ambientalizzazione. Quindi dovrà essere lo stato a rendere sostenibile questa impresa privata, secondo lui.

    Del resto è lo stato che impone le leggi, non vorrà far pagare a industriali onesti le sue assurde prescrizioni ?

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