Da Cutolo all'eversione armata, dalla saldatura tra gli autonomismi operai e i Modeo fino al primo morto in Italia per AIDS, niente di ciò sarebbe mai accaduto in città senza le ciminiere.
Puntata di La7 pubblicata in coda al testo.
Taranto, città criminale: il "messicano" |
La puntata dedicata a Taranto, nella serie "città criminali", viene così descritta sul sito de La7, la rete televisiva che produsse questi documentari/fiction e li mandò in onda nel 2009:
L'episodio Taranto della serie Città criminali, scritta e diretta da Maurizio Iannelli e da Matilde D'Errico per LA7 si è aggiudicato il primo premio per la Fiction Edita nella sezione Miglior documentario al RomaFictionFest che si svolgerà nella capitale dal 7 al 12 luglio. La puntata Taranto vincitrice del RomaFictionFest, che ha inaugurato il viaggio della serie nel mondo della malavita italiana, racconta la storia dell'ascesa e della caduta della cosca mafiosa capeggiata da Antonio Modeo, detto Il messicano e dai suoi fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio: un regno durato oltre trent'anni e lungo 169 morti. Una discesa agli inferi che Città Criminali documenta attraverso ricostruzioni in fiction, materiale di repertorio e interviste realizzate ai protagonisti dell'epoca, tra cui al magistrato Nicolangelo Ghizzardi, ad Antonio Calcagni, Pasquale Quinto e Leo Ferretti della Polizia di Stato, a Francesco La Macchia dell'Arma dei Carabinieri, all'avvocato Fabrizio La Manna e al giornalista di Taranto Sera Mario Diliberto.
I ricordi di quei tempi grami sono impressi nella mente di tutti coloro che la vissero. Anche solo da bambini o adolescenti. La criminalità, organizzata e micro, spadroneggiò per lunghissimi anni, all'ombra di quelle ciminiere da cui proveniva, in fondo, tutta la ricchezza improvvisa che si era riversata sull'antico borgo di pescatori e marinai.
Che attirò intensamente le mire, un tempo molto blande, di Camorra e 'Ndrangheta.
Da Cutolo all'eversione armata, dalla saldatura tra gli autonomismi operai e i Modeo fino al primo morto in Italia per AIDS, niente di ciò sarebbe mai accaduto in città senza le ciminiere.
Da youtube, in sei parti. Buona visione, se già non l'avete visto:
http://www.youtube.com/watch?v=IWzzwqIHzbc
P.S. Dopo una più attenta visione della docu/fiction, mi sono reso conto di quante imprecisioni contenga e di quanto non detto sia stata responsabile la sceneggiatura e la regia.
Sfido chiunque a dirmi, in base a questi filmati, cosa c'entrasse alla fine il pentito Salvatore Anacondia, così spesso tirato in ballo.
Uomo intelligentissimo e capace, sia pure. Come anche bugiardissimo.
Come mia abitudine, non credo affatto che tale scarso approfondimento fosse dettato esclusivamente da ragioni di audience e target.
Continuo a ritenere questa puntata della serie una testimonianza importante, in quanto forse l'unica, riguardo alla vita criminale della Taranto di quegli anni. In sedicesimi, forse riesce a rendere quel che accadde ed il clima che c'era. Così come a dare ragione della pretesa "unicità" della condizione cittadina e del livello generalizzato di violenza e caos, alimentato dalla sete per i danari che ITALSIDER profondeva attraverso infiniti canali, purchè si producesse senza intoppi.
Peraltro i clan criminali di allora non è che siano scomparsi: De Vitis, Cianciaruso, Di Bari sono nomi che contano anche oggi, senza però che si generi al loro interno alcun tentativo egemonico sulla città, nè si crei problemi alle altre mafie italiane. Forse anche perchè quell'enorme flusso di denaro si è assai ridotto (ma non l'inquinamento che ne deriva) e ammazzarsi per quattro lire non è nell'indole italiana, ancora per il momento.
Non è il mio genere di indagine, quello storico mafioso.
Ma cercherò, per chi volesse approfondire, spunti più veritieri e completi.
La morte de "Il messicano", i rapporti con le altre mafie consolidate, le inquietanti vicinanze con l'eversione armata, la strage della barberia e tante altre vicende che generarono appunto centinaia di morti hanno ben altro da dire, ancora oggi.