lunedì 17 dicembre 2012

Taranto, città criminale: all'ombra delle ciminiere

Da Cutolo all'eversione armata, dalla saldatura tra gli autonomismi operai e i Modeo fino al primo morto in Italia per AIDS, niente di ciò sarebbe mai accaduto in città senza le ciminiere. 

Puntata di La7 pubblicata in coda al testo.


Taranto, città criminale: il "messicano"
La puntata dedicata a Taranto, nella serie "città criminali", viene così descritta sul sito de La7, la rete televisiva che produsse questi documentari/fiction e li mandò in onda nel 2009:

L'episodio Taranto della serie Città  criminali, scritta e diretta da Maurizio Iannelli e da Matilde D'Errico per LA7 si è aggiudicato il primo premio per la Fiction Edita nella sezione Miglior documentario al RomaFictionFest che si svolgerà  nella capitale dal 7 al 12 luglio.  La puntata Taranto vincitrice del RomaFictionFest, che ha inaugurato il viaggio della serie nel mondo della malavita italiana, racconta la storia dell'ascesa e della caduta della cosca mafiosa capeggiata da Antonio Modeo, detto Il messicano e dai suoi fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio: un regno durato oltre trent'anni e lungo 169 morti. Una discesa agli inferi che Città  Criminali documenta attraverso ricostruzioni in fiction, materiale di repertorio e interviste realizzate ai protagonisti dell'epoca, tra cui al magistrato Nicolangelo Ghizzardi, ad Antonio Calcagni, Pasquale Quinto e Leo Ferretti della Polizia di Stato, a Francesco La Macchia dell'Arma dei Carabinieri, all'avvocato Fabrizio La Manna e al giornalista di Taranto Sera Mario Diliberto.
I ricordi di quei tempi grami sono impressi nella mente di tutti coloro che la vissero. Anche solo da bambini o adolescenti. La criminalità, organizzata e micro, spadroneggiò per lunghissimi anni, all'ombra di quelle ciminiere da cui proveniva, in fondo, tutta la ricchezza improvvisa che si era riversata sull'antico borgo di pescatori e marinai. 
Che attirò intensamente le mire, un tempo molto blande, di Camorra e 'Ndrangheta.
Responsabile dell'impressionante incremento demografico, del furioso abusivismo edilizio e di un reddito procapite tra i più alti d'Italia per tutti gli anni '80, il siderurgico tarantino è stato, in effetti, il cattivo demiurgo di questo angolo di Mediterraneo.
Da Cutolo all'eversione armata, dalla saldatura tra gli autonomismi operai e i Modeo fino al primo morto in Italia per AIDS, niente di ciò sarebbe mai accaduto in città senza le ciminiere.

Da youtube, in sei parti. Buona visione, se già non l'avete visto:














N.B. La quinta parte ha l'audio corrotto. Si può reperire altra versione qui:

 http://www.youtube.com/watch?v=IWzzwqIHzbc

P.S. Dopo una più attenta visione della docu/fiction, mi sono reso conto di quante imprecisioni contenga e di quanto non detto sia stata responsabile la sceneggiatura e la regia.
Sfido chiunque a dirmi, in base a questi filmati, cosa c'entrasse alla fine il pentito Salvatore Anacondia, così spesso tirato in ballo. 
Uomo intelligentissimo e capace, sia pure. Come anche bugiardissimo.  
Come mia abitudine, non credo affatto che tale scarso approfondimento fosse dettato esclusivamente da ragioni di audience e target.

Continuo a ritenere questa puntata della serie una testimonianza importante, in quanto forse l'unica, riguardo alla vita criminale della Taranto di quegli anni. In sedicesimi, forse riesce a rendere quel che accadde ed il clima che c'era. Così come a dare ragione della pretesa "unicità" della condizione cittadina e del livello generalizzato di violenza e caos, alimentato dalla sete per i danari che ITALSIDER profondeva attraverso infiniti canali, purchè si producesse senza intoppi.

Peraltro i clan criminali di allora non è che siano scomparsi: De Vitis, Cianciaruso, Di Bari sono nomi che contano anche oggi, senza però che si generi al loro interno alcun tentativo egemonico sulla città, nè si crei problemi alle altre mafie italiane. Forse anche perchè quell'enorme flusso di denaro si è assai ridotto (ma non l'inquinamento che ne deriva) e ammazzarsi per quattro lire non è nell'indole italiana, ancora per il momento.

Non è il mio genere di indagine, quello storico mafioso. 
Ma cercherò, per chi volesse approfondire, spunti più veritieri e completi.
La morte de "Il messicano", i rapporti con le altre mafie consolidate, le inquietanti vicinanze con l'eversione armata, la strage della barberia e tante altre vicende che generarono appunto centinaia di morti hanno ben altro da dire, ancora oggi.

39 commenti:

  1. il primo morto in italia per aids cazzo c'entra con le ciminiere????????????

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  2. ... meno male che non tutti dormono qui ... lieto dell'osservazione.

    Taranto all'epoca aveva quasi 230.000 abitanti.
    Magnifico, non fosse che 30 anni prima ne aveva 100.000.
    130.000 persone proveniente da tutto il sud. E non certo con alta formazione o professionalità specifica, considerato che dovevano tagliare l'amianto con le mani (in senso letterale).

    Tutti quartieri costruiti in fretta e furia, che presentano le qualità delle più degradate periferie italiane. Veri e propri dormitori per dipendenti ILVA e loro famiglie.
    Oppure per i malcapitati transfughi della città vecchia, i cui 50.000 abitanti del 1960 sono diventati i circa 7.000 di oggi.
    L'assenza assoluta di piani urbanistici decenti ha reso il territorio una fungaia di ghetti, senza piazze, luoghi di aggregazione, servizi essenziali. Senza associazioni, mai esistite sino a ieri. O oratori sufficienti. O strutture sportive.
    Assenteismo scolastico impressionante, tossicodipendenza diffusissima, criminalità giovanile, famiglie povere e numerose. E via dicendo. Intere generazioni sono cresciute allo sbando, in scenari "fuga da New York".
    Il perfetto humus di quel che poi sociologi e psicologi chiamano "devianza".

    Devo proprio continuare?

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    1. ma non si arrampichi sugli specchi e non citi a sproposito la devianza, se c'è a taranto c'è in mille altri paesi, se a ataranto non ci sono strutture sportive o altro vuol forse dire che si sono in un qualsiasi paesino sardo o siculo o della basilicata? Diciamo che è stato un caso che il primo proprio il primo morto sia capitato li e non altroce ed evitiamo ora l'autocommiserazione tipica da meridionali, che a me come meridionale mi fa incazzare parecchio che attribuisce tutte le colpe alla mancanza di qualcosa, allo stato o chi altri mentre si sono mille altri paesi italiano con stesse situaizoni ma dove la gente non si piange addosso.

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    2. Anonimo,

      è nelle facoltà del sito, ma non le pare che se vuole scambiare opinioni sia meglio darsi un nick qualunque?

      Bene, posso solo risponderle ribadendo che 130.000 persone in più in 15 anni, senza un piano intelligente di urbanizzazione, hanno raffronti solo con la febbre dell'oro nel Klondike.
      Molti western se ne sono occupati.
      Ricorderà le gang, i pistoleri, i grassatori, le baldracche ed i saloon, i bambini nella polvere. E i proprietari delle ferriere, appunto. Se ha visto la puntata che proponevamo, ricorderà che il bandito numero uno aveva come soprannome "il messicano"... non le par degno di un film con Charles Bronson e Yul Brinner?

      Bene, mutatis mutandis ciò è avvenuto appunto anche qui.

      E non nei paeselli dell'entroterra siculo o sardo o lucano, che si accontentano di non avere servizi e associazioni e campetti da calcio.
      Magari hanno la mafia, ma non quello che c'è stato qui.
      Che è degno di Napoli, Napoli non essendo.

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  3. 1) Riguardo all'Aids risalire al primo morto è impresa impossibile per gli scienziati non credo possa dettare lei delle certezze scientifiche. Il primo decesso negli stati uniti è avvenuto nel 1969, ma la causa effettiva della morte è stata stabilita ufficialmente solo nel 1984, quando l’esame del siero congelato del 15enne Robert Rayford ne farà il primo morto ufficiale di Aids della storia. Il primo morto di Aids in Italia risale al 78 e non, come si credeva, all 82 ma potrebbero essercene altri precedenti, in quanto in quegli anni le morti per aids spesso non erano riconosciute. Se si vuole diffondere informazione facciamolo ma che non sia la solita disinformazione per masse ignoranti che si vuol controbuire a mantenere nell'ignoranza.
    2) che taranto sia degna di napoli, che non abbia mai avuto un piano di urbanizzazione, che abbia le ciminiere...Guardi che non parla con uno svizzero. Ma voi dove eravate? Abitavate tutti altrove? Faccio presente che a Cornigliano che qui viene citata spesso la gente è scesa in piazza per 20 anni ogni giorno, 20 anni, bloccando città un giorno si e uno si e mettendo le istituzioni con le spalle al muro. ora voi parlate di risveglio dopo una manifestazione e allora portarteli avanti voi per primi questi progetti di cambiamento. O pretendevate che il governo si inchinasse davanti a 10000 persone in una città di 200000? I cambiamenti richiedono fatica e sacrificio in primis da parte di chi questi cambiamenti li vuole e una bella serata di concerti in piazza mi sembra un pò poco per essere definita rivoluzione.
    3) lei pretende un nick qualsiasi e la accontento, ma detto da uno che si nasconde dietro un nick lezioni di trasparenza, se permette, non ne prendo. COminci a dare l'esempio.
    4) se la visione diversa che volete far passare (per niente nuova) è che il povero sud sia stato sfruttato e le ciminiere ve le abbiano messe perchè siete inermi e indifesi e tutte le conseguenze socio-economiche siano causa dello stato, dei padroni, di tutti tranne che di voi stessi, come meridionale mi offende e per una volta vorrei che i meridionali avessero la dignità di dire che le cose gli son state bene così per decenni e che alla maggioranza che di statalismo vive ancora stanno bene.

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    1. Caro Zorro trovo ineccepibile quello che dice ai punti 2 e 4

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    2. Caro Zorro,

      apprezzo il suo coinvolgimento, ma ho alcune osservazioni.

      Sul quarto punto sfonda una porta aperta. Alla narrazione di padroni e boiardi contro i cittadini non ci credo neanche io. Che la visione che vogliamo "far passare", pero´, sia quella che dice lei, a me non pare. Mi son preso le ramanzine e le lezioni di empatia e misericordia e adesso arriva lei, senza aer letto molto di commenti precedenti, evidentmente, e scopre il nostro pietismo peloso ?

      Ma andiamo.

      Anche sul terzo punto la invito alla riflessione. I moralismi sull´anonimato li respingo. Lei stesso scrive in modo veemente, ma da anonimo. Questa possibilita´, che qui offriamo, la sfrutta, facendoci la morale.

      Ora a proposito di meridionali che chiagnono e fottono. Non e` che siccome abbiamo cominciato noi con l´anonimato sia ragionevole fare la morale in modo veemente da anonimi.

      Non le piace la narrativa sull´aids e sul degrado ? Neanche a me, l´abate e` immaginifico e poco rigoroso.

      Ed eccoci qui a puntualizzare. Senza storie.

      Quanto all´anonimato, siccome sappiamo che puo´ essere imbarazzante e che in privato si dicono cose che in pubblico e` faticoso dire, usiamo e concediamo l´anonimato.

      Non solo su Ilva.

      Riteniamo aggiunga uno spazio alla discussione che altrimenti non sarebbe disponibile.

      Coi suoi punti di forza e di debolezza, lo usiamo, crediamo, da adulti

      Lo stesso fate voi lettori.

      Cos´e` sta furia alla pubblicita´ ? Manco i sovietici.

      La trasparenza riguarda le organizzazioni, statali e non, ai cittadini si riconosce la riservatezza. O no ?

      Se non e` daccordo, dichiari pure le sue generalita´.

      Che poi a noi ci sia andato bene quel che e`stato, caro Zorro, e` un discorso che puo´ portare lontano. Perche´ non abbiamo avviato queso blog 20 anni fa ? E lei perche´ non ha commntato prima ?

      E non avesse potuto essere anonimo, sarebbe stato cosi´ veemente ?

      O piu discreto, come molti di noi, negli ultimi anni ?

      Allora se non siamo titolati a darne, non siamo neanche disposti a prenderne, di lezioni di educazione civica o giornalismo.

      Qui si discute da pari a pari, se non piace quanto scritto si commenta.

      Il suo malumore lo potrebbe indirizzare meglio, caro Zorro.

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    3. Zorro,

      era evidente che proponevo un nick qualsiasi al mero scopo di riconoscerla negli interventi. E non per traparenza.
      Avrà notato che i lettori hanno qui il massimo della libertà nei commenti, come tipologia anonima, con mail, senza, con iscrizione etc.etc.
      Quindi non c'è bisogno che contesti la nostra identità non dichiarata.

      In secondo luogo, quando alludevo al primo morto per AIDS non sono stato preciso. E' infatti il primo caso di AIDS conclamato, in Italia (ed è avvenuto in carcere, quel magico mondo trasparente delle carceri italiane. Per cui mi riesce arduo al momento trovarle la fonte precisa e pubblica).
      Per legge dei grandi numeri ciò aveva molte probabilità in più di verificarsi, che so, a Milano, Napoli, Roma e via dicendo.
      Nella mia modesta opinione le radici di tale evento sono proprio nel tessuto sociale "malato" di questa città.
      Che lei ci creda o no, assolutamente unica nel suo genere. In quanto caso singolo di città industriale del sud: Arsenale, Italsider, Eni, Cementir.
      Oltrechè Marina.
      Se lei vedesse una mappa del comune dall'alto, noterebbe che tali realtà occupano più del doppio del suolo a disposizione della popolazione.
      Non abbiamo aereoporto, non abbiamo servizi, nè parchi, nè treni (praticamente), nè alcuna compensazione.
      Il ceto dirigente del sud, come all'unità d'Italia vendette tutto ai sabaudi senza combattere, pur di trarne personali vantaggi, così si è venduto nel dopoguerra.
      Ed il caso ILVA ne è una delle prove più compiute.

      Genova, i suoi camalli, la protesta che ha condotto contro le aree a caldo della siderurgia e via dicendo, trovano invece le radici nella Repubblica marinara, che Taranto non è mai stata. Così come nei Doria, che guidarono la flotta europea a Lepanto. Che noi non abbiamo mai avuto.
      Essendo la storia gloriosa di Taranto confinata alla Magna Grecia. O alla fase normanna che i secoli (e la Chiesa) hanno violentemente cancellato.

      Ma una democrazia, uno Stato ha proprio il senso di fornire uniformità, fondata nel diritto, a contesti eterogenei insistenti sul suo suolo.
      Ed è proprio l'Italia, infatti, che ha fallito a Taranto. Ed in tutto il sud.

      Era assai scontato che fossimo le vittime di noi stessi.
      Molto meno che coi soldi delle tasse degli italiani tale condizione permanesse inalterata, anzi peggiorasse.
      Perchè da soli saremmo rimasti anche un borgo marinaro povero in canna...
      Ma avremmo fatto i bagni sotto casa nel mare cristallino, in mezzo a filari sterminati di vite, aranceti, verzieri. In un clima mite per 10 mesi all'anno:
      Con molto, molto meno Rimini ha fatto la sua fortuna per 40 anni (e adesso è finita).

      Esisterebbe ancora un commercio adeguato alle necessità (ridotte) del luogo, un ceto politico che agli inizi del 1900 esprimeva ancora parlamentari di primo piano, che sono sui libri di Storia.
      Provi un pò a paragonarli ai Vico ed agli Stefàno... che sono sui libri dei tribunali... figli di quel sindacalismo, di quel perverso mondo della sinistra operaia, consociata con la peggior politica ed industria, che già negli anni '80 era divenuto violenta conservazione. A scapito di tutti.

      Oggi ci tocca tornare dove eravamo, ma con almeno 90.000 persone in più che non sapranno dove andare, con centinaia di negozi che chiudono, con un territorio devastato dall'edilizia e dalla diossina.

      Qui non si tratta di far vittimismo. Si tratta di raccontare ad una nazione che non sa cosa è successo. Sperando che i fatti non si ripetano. Magari al suo paese (o città).

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    4. guardi questo vittimismo lamentoso è ciò che mi fa vergognare dei miei corregionali.
      speravo in una visione davvero diversa ma a quanto pare il meridione sa offrire solo questa visione trita e ritrita di se stesso.

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    5. Sono dolente che la nostra cultura paludata ferisca i suoi sogni di riscatto.

      Le auguro che il suo illuminato pragmatismo possa trovare presto una sede adeguata e piu´ fertile di questa.

      Sarei il primo ad esserne lieto

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  4. No guardi malumore ce l'avrà lei, io ce l'ho solo quando leggo delle cazzate spacciate per informazione.
    Sull'anonimato (se legge sopra) io ho risposto all'invito che mi è stato fatto di darmi un nick, dicendo che da uno che è ANONIMO non mi faccio dare lezioni di trasparenza.
    Ma se lei ci mette nome e cognome son dispostissimo a farlo anche io, come su altri siti faccio abitualmente.

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    1. Caro Zorro

      la sua questione di principio su chi sia disposto a declinare per primo le generalita´ ha del surreale.

      Allora va bene, ci terremo le sue lezioni di informazione integra e ci terremo il giudizio sulle cazzate spacciate per informazione e prenderemo pure per buona la sua tesi che non si dichiara per una questione di principio, perche´ non lo facciamo noi per primi.

      Si sente meglio ? Siamo contenti

      Buongiorno.

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  5. mi intrometto
    non è surreale
    lei dice
    E non avesse potuto essere anonimo, sarebbe stato cosi´ veemente ?
    io le rispondo
    E se non eravate anonimi voi pubblicavate tutto quel che avete pubblicato?
    mettendoci nome e cognome?

    avrete le vostre ragioni ma non si può cheidere all'ospite di comportarsi in un certo modo se il padrone di casa non lo fa.



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    1. Guardi che non sono io cheo ho chiesto nulla.

      Io sono anonimo e non chedo di piu a nessuno.

      Era per dire.

      Noi facciamo quello che facciamo, voi venite qui, ci dite che siamo degli stronzi, che ci nascondiamo, che spacciamo cazzate

      Pero´ rigorosamente da anonimi

      Ma non perche vi nascondete anche voi. No. Per principio.

      Questo spiega molto del nostro paese, se permette.

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    2. Ma non chiedevo la non anonimità!!!!
      Chiedevo un nick per sapere, in un botta e risposta, se i testi provenissero da quell'interlocutore.

      La scelta dell'anonimità degli autori ha una funzione strategica.
      Non avremmo avuto a disposizione molti dei documenti riservati che abbiamo pubblicato per primi, tanto per cominciare.

      Siate veementi quanto volete, non è questo quel che conta.
      Ma per contestare con veemenza bisogna per conoscere la realtà di cui si parla.
      La puntata di "città criminali" che qui pubblicavo serviva a rendere un'idea, nelle mie aspettative. Evidentemente mi sbagliavo.

      A parte il fatto che la puntata che ha fruttato un premio alla produzione è proprio quella di Taranto, perchè essenzalmente si trattava della prima volta che si raccontava quella vicenda, spero avrete notato che le altre città coinvolte erano Palermo, Torino, Genova... grandi almeno il triplo.
      Possibile che non sia chiaro che 170 morti ammazzati a Taranto non sono lo stesso che a Napoli?
      E secondo voi da dove si genera tale particolarità?

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    3. Che i 170 morti ammazzatti siano dovuti alle ciminiere e alle conseguenze di un certo tipo di sfruttamento industriale mi sembra semplicistico e retorico.

      Allora a Marghera o in gni altro polo industriale ci dovrebbero essere 200 morti ammazzati visto che anche lì le industrie avrebbero dovuto portare le stesse conseguenze.


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    4. No, perchè appunto la Liguria non è la Puglia levantina e soprattutto perchè gli stabilimenti liguri non sono più vasti dell'abitato e la popolazione non è più che raddoppiata in 15 anni (col picco di 40.000 dipendenti, diretti e indiretti) e non c'è la ciminiera più alta d'Europa e non c'erano condizioni pregresse di analfabetismo e ritardo così accentuate e nemmeno un Archinà a cui si piegavano sindaci e tutti.

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    5. No guardi non citi questi esempi retorici perchè potrei citargliene altri mille in senso contrario posso dirle che vicino a me il polo di Marghera più in piccolo riproduce l'identica situazione di Taranto con stabilimenti più vasti dell'abitato, quartieri come catena e Malcontenta nati come sobborghi operai, nessun servizio sociale o aggregativo al di fuori della fabbrica. Eppure le conseguenze son ben diverse perchè il Veneto è diverso per mille motivi ma non è una questione di ciminiere.

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    6. Mi auguro che lei sia stato a Taranto. Perchè di Marghera intanto leggo ciò da wikipedia. Che non è certo il vangelo, ma tanto per iniziare:

      "In questi ultimi anni Marghera si sta trasformando, sia nella zona industriale che nel quartiere urbano. La zona industriale sta guardando al futuro in un'ottica di uno sviluppo sostenibile che rispetti l'ambiente e che al tempo stesso salvaguardi l'occupazione; in questa ottica è stato creato il VEGA Science Technology Park, un parco scientifico-tecnologico che ospiterà molte nuove aziende[8]. Il quartiere urbano si sta anch'esso evolvendo da periferia dormitorio di Venezia e Mestre in una realtà con una fisionomia propria, cercando di rispettare l'idea originaria che voleva fare di Marghera una "città giardino".

      A partire dal 1998, con il finanziamento della regione Veneto è nato il progetto SIMAGE per il monitoraggio della qualità dell'aria dell'area industriale di Marghera e la gestione delle emergenze di contaminazione chimica a seguito di incidenti industriali."

      Il quartiere oggi conta 17.522 abitanti (28.622 se si considera l'intera municipalità), ed è attorniato da diversi sobborghi[12], tra i quali Catene (6.419 ab.), Villabona (1.147), Ca' Emiliani (323 ab.), Ca' Sabbioni (586 ab.), Ca' Brentelle (459 ab.) e la Malcontenta (899 ab.)

      Fa sorridere il confronto dimensionale ed occupazionale. E la presenza della potentissima macchina mangiadenaro che è Venezia, dietro l'angolo.

      Ma non basta. Qui dal sito linkiesta:

      Altra regione in cui sono state individuate numerose aree ad alto rischio ambientale è il Veneto. L’impianto termoelettrico Enel di Fusina è alla posizione 108 delle fabbriche pericolose segnalate dalla Eea, mentre la raffineria di Venezia-Porto Marghera dell’Eni è al posto 403. Senza dimenticare che nell’area industriale c’è un piccolo impianto dell’Ilva con un centinaio di dipendenti che rischiano di stare a casa se gli impianti di Taranto venissero chiusi. Nel 1994 la magistratura avviò un'indagine per il disastro del polo industriale: 157 morti, 120 discariche abusive, 5 milioni di metri cubi rifiuti tossici. E anche qui ora i politici locali alzano la mano e chiedono che non si pensi solo a Taranto e all’Ilva. La differenza è che a Venezia ci sono stati i «risarcimenti» delle aziende che hanno versato quasi 500 milioni di euro per l'inquinamento prodotto, a Taranto invece per l'Ilva lo Stato stanzia direttamente quasi 360 milioni per bonificare e ridurre l'impatto ambientale de

      ecco il resto: http://www.linkiesta.it/ilva-italia-aziende-inquinanti#ixzz2FPG4KS00

      Ci siamo?

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    7. Senta, tre cose, una di merito, l´altra di metodo e una di estetica.

      Nel merito, il Veneto sara´ diverso.

      Ma magari l´industrializzazione fatta come e` stata fatta su un pregresso come quello che era a Taranto ha prodotto quello che abate denunciava. Anche la delinquenza (le forniture, le assunzioni, le consulenze). Ha prodotto anche la corruzione e il livello della classe dirigente (come emerge dalle intercettazioni) per cui il museo e` semichiuso. Anche se non direttamente.

      A Marghera sara´ successo altro perche´ ci sara´ stato un altro humus e forse anche l´industrializzazione non e` stata proprio uguale, non lo so.

      Il fatto che Marghera sia un controesempio non inficia la prospettiva offerta dall´Abate.

      Nel metodo, si puo´ essere in disaccordo o offrire tagli alternativi. Ma ci vogliono i modi. E i suoi sono controproducenti.

      Sul piano estetico, lei sembra molto il meridionale sradicato che diventa leghista, o piu´ realista del re.

      Ora lei avra´ le sue ragioni di amarezza e risentimento e puo´ anche venire a sfogarsi qui, ma certamente il risultato non e` gradevole. E io non ne sono contento.

      Se vuole portare i suoi argomenti lo faccia, ma a modo.

      Io interventi come i suoi li cancellerei ma l´abate non e` daccordo. Ma certo non mi si puo´ impedire di sottolineare il carattere non esattamente elevato di questi.

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    8. Io cancellerei la sua arroganza, la sua indisponenza, e la sua spocchia.
      Perchè non se li scrive da solo i commenti?
      Se è contrario a qualsiasi opinione che non sia uguale alla sua perchè non si scrive le risposte direttamente?
      Cancellare i commenti non conformi alle sue ideologie mi sembra un mirabile esempio di liberismo. Se lei entrasse in politica potrebbe trovarsi bene.

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    9. Guardi,

      le confermo che il suo tono è sgradevole. Fra l'altro confonde il liberismo col liberalismo.

      Non si tratta di ideologie ma di tono. Come le ho già scritto e come può vedere da solo qui c'è chi discute con un tono più urbano del suo.

      Non si tratta di essere contrario. Come vede scrive liberamente. Posso aggiungere "purtroppo" ?

      Poi io sarò arrogante, ma siccome a me non mi paga nessuno per leggere la sua produzione, se qualcuno, come lei, non fa lo sforzo di essere urbano, mi disturba e mi rende meno entusiasmante la dedizione a questa iniziativa.

      Ora leggo che anche l'abate le sottolinea la qualità non eccelsa dei suoi argomenti.

      Ma non era necessario concederle tanto spazio, si capiva dove sarebbe andato a parare.

      Fra l'altro nel merito saremmo anche daccordo, il discorso della responsabilità del popolo che lei dice l'ho fatto io stesso nei commenti ad altri post, che lei evidentemente non ha letto, altro che "non lo facciamo"

      Ma il merito non è tutto. I suoi scritti sono sgradevoli.

      Lei viene qui a dire che scriviamo emerite stronzate, pretende di sapere di Taranto, Marghera e dle mondo intero. Vuole il popolo intero in croce. E se le replico che è un cafone piange al liberalismo ferito. A me mi dice che mi troverei bene in politica. Sarebbe interessante sapere chi ha votato, lei negli ultimi 20 anni. Ma ripensandoci, direi di no, non è interessante affatto.

      Ma mi faccia il piacere.

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    10. Cato,

      ha il diritto di ritenerle delle cazzate.
      I toni sono facilmente sgradevoli nei commenti, ovunque.
      Ciò detto, non ci sono altre lance da spezzare.
      Se zorro ritiene che i nostri contenuti abbiano senso, bene.
      In caso contrario andrà altrove.

      Dico così anche perchè vorrei sapere da lor signori a questo punto se, partendo dall'assunto che siamo delle fogne terrone e lagnose, incapaci di responsabilità, così come i 15.000 di giorni fa, dove si giunga.

      Sarà una curiosità malata, ma sai come sono fatto .... :)

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    11. ma certo che ne ha il diritto e ha anche il diritto di venire qui a scriverlo, che sono cazzate. Ha il diritto di ritenere che siamo un popolo di senza palle e che questo blog tramandi questa tradizione non gloriosissima.

      Dopodiché io mi sento titolato a tratte le mie conseguenze. Come dicevo, capisco il malessere ma non vedo perché si debba venire a usare questo luogo in questo modo.

      Come sai, che trovi altri lidi me lo auguro

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    12. Sono stanco dell'ipocrisia della maggioranza dei meridionali pur essendo anch'io di origine e conoscendo bene il territorio. L'omertà (diffusissima se non totalizzante), i caporalati vari, le faide, l'abusivismo edilizio e ripeto l'ipocrisia sono la rovina. Ma come si può avere il coraggio di dire che la colpa e' solo del Nord, dello stato, delle istituzioni? Con lo stesso stato i Veneti, dove sono andati senza storie e silenziosamente con dignità? I Trentini, i Romagnoli, i Liguri e i Toscani hanno prodotto ricchezza realizzando luoghi più che vivibili dopo anni di sacrifici immani e in un decoroso silenzio. Basta paragonare il metodo e la dignita' nella ricostruzione delle aree terremotate nelle varie aree del paese negli ultimi 130 anni! Altro che Europa,per perpetuare questo disastro, tre macroregioni confederate sul modello Svizzero, il resto son tutte frottole. Saluti, Marco M.

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    13. La proposta delle macroregioni è buona.
      I trentini hanno le province autonome, la romagna non sta messa bene.
      La Toscana meglio, non direi lo stesso della Liguria.
      Se prende Genova, altro che città criminale.

      Ciò è frutto dell'egoismo e del culto del particulare italiano, quello che Banfield chiamava "familismo amorale" e che non ha confini, se non le Alpi.
      Il Nord inzia a pagare adesso la sua miopia ed il crollo demografico che dagli anni '70, a differenza del sud, lo ha colpito duramente.
      Milano, a cui ho dedicato apposito post, è alle pezze... flagellato dalla malavita che grazie ai patti cui accennavo anche qui (ma se cerca sul sito, a proposito di Martelli, ce n'è per tutti...) è diventata ipertrofica e non ha più confini.

      Purtroppo non è quel che ricordiamo, il nord italiano, anche solo 10 o 15 anni fa...

      Le colpe dei meridionale le conosciamo bene, ma uno stato che in 60 anni non fa un passo avanti nella direzione di un'armonizzazione positiva, e tanti in quella negativa, fa schifo. Per colpa di tutti. Anche i valdostani.
      Che almeno però si son conservate le pecore, le capre e i panorami.
      Noi no.
      Saluti.

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    14. Mi sarebbe piaciuto un blog di qualita´ invece per lo piu´ sembra un filo diretto di radio radicale

      sigh

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    15. No, non sono d'accordo.
      E' un buon filo questo.
      Le cose arrivano molto di rado belle pronte, in genere si preparano.
      Questi non sono cattivi ingredienti.
      Ci sono idee molto radicate e la dialettica è tutto.
      In molti siti o si sostiene che il meridionali, operaio o contadino o quel che sia è una vittima di tutti, povera anima. Oppure che il terrone è una merda.
      Siamo faziosi di indole.
      Le reazioni di chi passa di qui risentono di questi pregressi. E pure noi.
      Che non siamo certo esenti da errori.

      Vai a vedere che succede da FIlD, ad esempio, dove vogliono fondare un partito...
      e apprezzerai molto più quel che succede qui.
      Almeno per me è così :)

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  6. no guardi abate o come si chiama mi ha esperssamente chiesto di non essere anonimo legga sopra. Io ho risposto.

    Tra essere anonimi e chiamarsi abate o zorro io non vedo differenze. E' solo una forma diversa di anonimato. O abate è il nome sulla carta di identità?

    Nessuno ha dato dello stronzo a nessun e meno male che rimane tutto scritto cosi si verifica.

    Che la questione dell'aids a taranto sia un'emerita stronzata quello invece lo ripeto.

    Ha detto bene l'intervento sopra
    se voi per primi non avete il coraggio di mettere un nome sotto ciò che scrivete non pretendelo dagli altri.







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    1. Che dire ? Ammiro la sua acutezzza, integrita´ ed il suo spirito impavido.

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    2. Ok.
      Ripeto il concetto per l'ultima volta a maggior chiarezza, con tanto di esempio:

      Abate: XXXXXXX

      Anonimo: YYYYYYYY vx XXXXXX

      Abate: WWWWWWW vs YYYYYYY

      Anonimo: ZZZZZZZZ vs WWWWWW

      Abate: QQQQQQQQ vs ZZZZZZZZ

      Anonimo (2): PPPPPPPP vs WWWWWW

      Abate: CCCCCC vs PPPPPPP vs ZZZZZZZ

      Anonimo (2): ???????? perchè non ha mai detto ZZZZZZ e invece la risposta riguarda anche ZZZZZZZ, ma abate non lo può sapere in quanto i due anonimi sono omonimi.


      Ora, se lei non si dà un nome, per quanto fittizio (come il mio), in un lungo, acceso dialogo potrebbe inserirsi altro anonimo.
      Che comparirebbe anonimo (di nome e di fatto) esattamente come lei.
      Creando possibili equivoci su chi ha detto cosa e di quale anonimo si tratti.
      Cosa avvenuta in passato su questo sito, che ha generato confusione, perchè si è risposti all'uno credendo fosse invece l'altro.

      Ai fini insomma dell'anonimità reale non cambia nulla se lei compare con nick "anonimo" oppure come "zorro" o "lupin".
      Cambia per la riconoscibilità nel dialogo.

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    3. in risposta all'Abate conosco fin troppo bene taranto e anche marghera, e non attraverso le pagine di wikipedia. ma di dove pensa che io sia?

      basta crogiolarsi in questo vittimismo andate a vedere come si vive in altri posti dove le premesse per la devianza come dice lei sono come a taranto ma i risultati son ben diversi. E chiedetevi perchè anzichè addossarne le colpe ad un fantomatico stato, che lo stato e la criminalità nulla avrebbero potuto contro la volontà della popolazione.

      Sicuramente ci sono mille colpevoli, ma un mea culpa secolare come popolo per averlo permesso, ce lo vogliamo fare o no? perchè finchè di questo non si prende coscienza non si va da nessuna parte.

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    4. Non sono d'accordo. Nessuno si sta crogiolando. Se nemmeno la rivoluzione costituzionale che si sta operando in questi giorni in parlamento le basta a comprendere l'eccezionalità del caso Taranto non so che dirle.
      E' evidente che la popolazione tarantina, che nemmeno si può definir tale poichè essa è un mix di gente richiamata dagli stipendi italsider nemmeno 50 anni fa, ha tantissime responsabilità.
      Ma queste responsabilità sono arrivate alla scelleratezza perchè, semplicemte, non eravamo attrezzati umanamente e culturalmente a reggere l'impatto con una cosa tanto più grande di tutto quel che avevamo visto in passato.
      E il sistema Italia invece che sovvenire, almeno in parte, a questa tragedia, come era dovere di una collettività organizzata in Repubblica, l'ha invece aggravata e la aggrava anche oggi.
      Le premesse non erano le stesse. E nemmeno la dimensione dell'industrializzazione occorsa. Pertanto i risultati sono stati diversi. Inclusa una suburra unica per un centro di media grandezza.
      Oppure, se vuole, una città costituita esclusivamente di periferie degradate.

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  7. questi discorsi nel 2012 quasi 2013 non si possono sentire.
    andavano bene 50 anni fa forse, non oggi.
    questo vittimismo ha affossato il meridione e a quanto pare non se ne esce.

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    1. Ok. Siamo delle merde sottosviluppate.

      E' falso che da Roma si sia gestito un potere che portava braccia sottoqualificate dal sud al nord - che tra le altre cose faceva di rimini un paradiso per vacanze (essendo un cesso) e taranto un cesso (essendo un paradiso), con loro a fare gli imprenditori e noi gli stagionali.
      E' falso che coi redditi generati al nord e tante pensioni i terroni infingardi compravano poi i beni prodotti a nord.
      E' falso che la malavita del sud faceva da collettrice di voti per i politici di roma, che in cambio chiudevano un occhio (e aprivano il portafogli, in dare ed avere) su appalti, estorsioni, droga.
      Replicando il gioco a livello locale, naturalmente, con le concessioni edilizie e le USL.

      E' falso che questa pappa ci ha portato allo sfascio.

      E' vero invece che siamo dei venduti, senza palle, senza testa, cafoni e briganti, oppure burocrati e pennivendoli.

      Partiamo da questo assunto e facciamo discorsi "che si possano sentire".
      Sono tutt'orecchi.

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  8. Queste teorie non mi sono nuove. Fanno parte del vittimismo meridionale. Il fatto è che anche al sud ci sono dei caso virtuosi dove al posto di lamentarsi e mettere in atto la solita pantomima pirandelliana si son rimboccati le maniche: Salerno è un caso! In questi argomenti vedo sempre la solita giustificazione: "ma è colpa di altri", "ci hanno sfruttato e noi nulla possiamo, siamo inermi". Mi dispiace, vedo che la volontà di ottenere certi risultati quando si vuole c'è quindi il resto rimane una argomentazione piuttosto labile.

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    1. Caro Riccardo/Zorro/anonimo,

      nei commenti a un altro post ho scritto che alla narrazione di padroni e boiardi che hanno brutalizzato cittadini vittime non ci credo.

      E ho ampiamente argomentato.

      Si è anche tenuta una discussione in merito con altri commentatori meno indigesti di lei. E in quel caso mi si faceva notare che sono impietoso. Ovvero l'argomento specularmente inverso al suo.

      Perché non è intervenuto allora ?

      E comunque sarà vittimismo lagnoso ma è una novità storica che una città in cui Ilva è così importante si sia tenuto quel genere di manifestazione.

      Se non altro è una cosa originale. Va registrata. O no ?

      Poi non conosco il caso specifico di Salerno, ma ecco, non mi sembra questo controesempio clamoroso. Se volesse estendersi, su Salerno, saremmo grati

      Quanto al "rimboccarsi le maniche" è un argomento poco consistente, se a Salerno qualcosa ha funzionato meglio ci sarà una spiegazione. Cui le sue parole lapidarie non accennano.

      Risolvere tutto con la neghittosità di un popolo è, questo si, semplicistico, retorico, razzista, e rivendicativo a sproposito.

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    2. Fra l'altro "nulla possiamo, siamo inermi" è l'argomento esattamento inverso a quello che in questo blog sosteniamo.

      Qui sosteniamo esattamente il contrario. Che finalmente su questo territorio si alza una voce udibile che dice qualcosa di diverso dal "nulla possiamo"

      Quando qualcuno qui ha scritto "non abbiamo alternative" sono stato piuttosto risoluto.

      Quella che lei ci attribuisce non è la nostra posizione.

      E' una sua ossessione, non una nostra.

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    3. TARANTO - Di giorno avvocatessa, di sera rapinatrice. L’incredibile scoperta è stata fatta dai carabinieri di Taranto quando hanno portato in caserma l’autrice di una rapina appena consumata in un supermercato del rione Battista. La donna che indossava due cappotti per sembrare più grassa, cappello e sciarpa per camuffare l’identità, era una penalista del foro di Taranto.

      Dal corriere del mezzogiorno...

      Ora, Riccardo, mi vuoi ripetere il concetto per cui Taranto non è una citta davvero "sui generis"?

      La Taranto che G.C.Viola narrava non c'entra proprio nulla con questa, la discontinuità con quel passato per noi la segnano soprattutto quelle ciminiere?

      Con ciò non voglio dire che c'entrino direttamente con l'avvocatessa rapinatrice, ma con l'humus locale, così "folle" e criminale, si.

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