mercoledì 8 agosto 2012

Sequestro ILVA: l'oracolo sibillino del riesame

La sibilla cumana o la giustizia italiana?

Taranto eccede ogni limite e diviene archetipo del passato, del presente e finanche del futuro.


Il dispositivo del riesame, di cui attendo il testo completo e certo prima di esprimermi pienamente, pare che decida per la prosecuzione del sequestro, ma gli stabilimenti non chiudano bensì si 
utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo
Ora, come si può non interromperne l'attività senza produrre? Cosa si è deciso riguardo all'ipotesi, assai corroborata da prove e perizie, che la minaccia grave sia attuale? Se, come sembra, in tal senso il riesame accoglie le posizioni dell'accusa, possibile proponga la reiterazione di tale minaccia, penalmente rilevante, consentendo la prosecuzione della produzione? Ma è possibile non "spegnere" le aree a caldo senza continuare a fare acciaio? 

Riportavamo nel post precedente le opinioni contrastanti di giornalisti, sindacati, procure , sottolineando prima di chiunque altro l'altissima potenzialità confusionaria di quello che parrebbe essere il testo del riesame. 
Non possiamo che aggiungere alla massa il comunicato congiunto degli ambientalisti Fabio Matacchiera e Alessandro Marescotti, capofila di importanti associazioni locali, i quali, con le loro ragioni, sostengono che:

L'ordinanza del Tribunale del Riesame di Taranto non autorizza l'Ilva a continuare a produrre. Pertanto nei prossimi giorni l'azienda dovrà cessare la produzione, mantenere gli impianti in stand-by e avviare i lavori tecnici per eliminare le situazioni di pericolo. Un'interpretazione letterale non consente equivoci in quanto non si parla mai di facoltà d'uso per produrre ma per realizzare misure tecniche che eliminino situazioni di pericolo. Se si continua a produrre le situazioni di pericolo si perpetuano. [...] Se l'Ilva continuasse a produrre in violazione di quanto stabilito dal Tribunale del Riesame, raccoglieremo le firme dei cittadini per un esposto alla Procura della Repubblica e faremo rispettare il volere dei magistrati.
Ci sarà anche un 
dossier tecnico per dimostrare come l'attuale cokeria è troppo pericolosa e non può diventare compatibile con il quartiere Tamburi neanche con eventuali operazioni di aggiornamento tecnico. E' strutturalmente inadeguata e non può continuare a produrre neanche con gli interventi annunciati dall'assessore regionale all'ambiente che sono deludenti e inefficaci. Questa cokeria è vecchia, è troppo vicina alle abitazioni della città e va spenta. Abbiamo intenzione  di avviare altre azioni di tipo legale per difendere la salute dei cittadini di Taranto
L'antro o l'aula?
 A prescindere dall'opinione ambientalista degli ambientalisti, che cozza violentemente con l'opinione industriale del ministro dell'ambiente, se la lettura del testo depositato in tribunale dal riesame dovesse confermare una tale molteplicità di letture da meritarsi tutta un'ermeneutica, nulla ci tratterrà dall'estrarre dal cilindro delle reminiscenze classiche il ricordo della Sibilla e delle foglie di palma che, mescolate dai venti cumani, spandevano i suoi vaticinii al volgo ed all'inclito.
Togliamo un'aula e mettiamoci un antro, sostituiamo le foglie poggiate ai fogli depositati, le sentenze immaginiamole oracoli, invece che i venti sòffino i media... 
Chi potrà mai trovare azzardato il paragone?

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