![]() |
Albrecht Durer, "I cavalieri dell'apocalisse" |
L'uragano, perfetta metafora dei giorni a venire.
In queste ore assistiamo al posizionarsi dello schieramento che dalle origini tiene in piedi il siderurgico tarantino, contro ogni evidenza di illegalità, veneficità, antieconomicità. Quasi tutti sono a Roma oggi, per continuare a fare il peggio possibile.
Esaminiamoli insieme.
Il cardinale Bagnasco
Sulla linea che negli anni '50 portò alla costituzione del siderurgico, grazie alla potente mediazione dell'arcivescovo Motolese, vero selezionatore personale dell'allora Italsider sino a metà degli anni '60 ed anche dopo, ma in condominio con sindacati e partiti, il cardinale e presidente CEI, risvegliato dalla piena operatività del sequestro in corso, azzarda le seguenti dichiarazioni:
«Bisogna che si intervenga velocemente e in modo equo affinché con il tempo e le risorse necessarie si possa risanare quello che è necessario per la salute di tutti e nello stesso tempo mantenere il lavoro per migliaia di famiglie». Il porporato si è detto «convinto che sarà possibile perché è un problema troppo grave».
«Non solo auspichiamo che questa difficile situazione si risolva ma dobbiamo sperare nel buon senso generale. Bisogna intervenire velocemente, anche se non bisognerebbe mai arrivare a questi punti di tensione e drammaticità che fanno male a tutti, ai lavoratori, alle famiglie e alla società intera».
«Ognuno cerca di fare quello che può secondo le proprie competenze e possibilità» ha detto il presidente della Cei, rispondendo a chi domandava se la Conferenza episcopale italiana avesse avuto contatti con il Governo per trovare una soluzione al caso Ilva.
Non dimentichiamoci della messa di Natale del 1968 e delle parole ben più recenti del Papa Benedetto. "Quello che può secondo le proprie competenze e possibilità" indica tutta la potenza temporale della Chiesa Cattolica, di cui buona parte dello stesso governo in carica è manifesta espressione.
Ricordiamoci anche dell'ex arcivescovo Benigno Papa, asserito percettore finale della busta di danaro consegnata da Gerolamo Archinà al perito del tribunale Liberti, di notte in piazzola di sosta. Così come di padre Morrone, segretario della diocesi di Taranto e attualmente accusato di false dichiarazioni agli inquirenti, per aver sostenuto la posizione vescovile, poi addirittura smentito dal presule.
Non dimentichiamo nemmeno che l'Archinà fu insignito del Cataldus d'argento, massima onorificenza del vescovado locale rivolta agli amici della diocesi, particolarmente operosi.
Un uomo "dimesso" poi di botto dal prefetto Ferrante, neopresidente ILVA, come se la proprietà nulla sapesse della trama ultradecennale che le intercettazioni rivelano assai approfondita e poliedrica, dalla stampa locale a Montecitorio, passando per gli enti di valutazione ambientale.
Dulcis in fundo, la messa pro ILVA indetta dall'attuale vescovo Santoro, giunto anch'egli da poco in tempestiva sostituzione del Benigno Papa, cui prese parte con entusiasmo persino la CGIL.
Da ciò si fa presto a passare al prossimo protagonista tradizionale, attuale segretario di quel sindacato, Susanna Camusso.
Il segretatio CGIL Susanna Camusso
"Se siamo arrivati a questo punto penso ci siano grandi responsabilità dell'azienda", ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso a Radio Anch'io. "In altri paesi - ha proseguito - la stessa proprietà ha degli stabilimenti che sono giudicati dai governi e dalle leggi di quei paesi come stabilimenti che non inquinano. C'è una grande responsabilità che si è prodotta nel tempo, scegliendo di non investire rispetto a un impianto con quelle caratteristiche. E penso anche che l'azienda abbia usato una forma di paternalismo per governare la situazione che si sta riproducendo in queste ore. Avremmo preferito dei comportamenti lineari e non antagonisti alle decisioni del Governo da un lato e della magistratura dall'altra".Il Governo deve decidere anche un' eventuale "partecipazione diretta" nell'Ilva nel caso non si trovasse una soluzione, ha poi detto Camusso: quanto all'Aia messa a punto dal governo, "è una premessa ma non è sufficiente: il lavoro del governo sull'Aia è stato utile ma ora bisogna fare l'ultimo passo", conclude Camusso.
L'ultimo passo è appunto il decreto che in queste ore viene trascritto e che merita un discorso a parte. E forse la statalizzazione dell'acciaieria. C'è da rilevare che la UIL, ad esempio, è molto meno tenera ed arriva a dire con Angeletti "Forse se l'acciaieria è pubblica non inquina più?".
E parliamo comunque dei medesimi sindacati scacciati dalla pubblica piazza pochi mesi orsono, grazie all'intervento di un gruppo di lavoratori ILVA delusi dal tradimento cinquantennale dei loro rappresentanti, che nutrono il solo desiderio che tutto continui come sempre fu, in barba ad ogni morto che si accumula nel cimitero tarantino, anch'esso letteralmente ricoperto dalle polveri sottili che promanano dai parchi minerari prospicienti, giusto oltre il muro di recinzione.
Ci vien facile, per contiguità ideologica, incontrare il prossimo protagonista.