lunedì 21 gennaio 2013

Fantascienza pret-a-porter: "Stealth wear" per Adam Harvey. "In privacy we trust"!

CV Dazzle, il trucco anti riconoscimento mediante software

Riflessioni aggiornate su privacy e tecnologia, fantascienza e quotidianità, moda e make up...


Alla fine degli anni '50 una serie di grandi autori di fantascienza, in genere americani, affrontarono con grande fantasia, ironia e causticità, tematiche legate alla compressione degli esseri umani di fronte allo strapotere della tecnologia, che si immaginò sin da subito indirizzata dal potere al fine di controllare azioni e pensieri dei cittadini comuni.

A dire il vero, in alcuni casi le loro previsioni, già fosche, sono state superate dalla realtà: se pensiamo a cos'è diventato il progetto Facebook e lo confrontiamo col celeberrimo Grande Fratello, immaginato da George Orwell in "1984", potremmo affermare che, mentre il grande giornalista aveva supposto meccanismi di controllo sottilmente studiati ed imposti dall'alto, contro cui qualche spirito indomito avrebbe lottato, pur senza speranza, quel che è accaduto in questi anni ha mostrato come il meccanismo di controllo si sia imposto dal basso, per libera adesione delle persone ad una piattaforma software online. 
Citazione orwelliana
Facebook, appunto: non c'è stato bisogno di neolingua, nè di censori al soldo del potere.
Gli abitanti del pianeta hanno fatto tutto da loro: spiati e spioni al tempo stesso, hanno consegnato le loro vite al microscopio/cannocchiale di centinaia di milioni di obiettivi/occhi indiscreti: essi, impietosamente, mostrano tutto a tutti.
Dalle feste di compleanno dei neonati alle gare di formula uno, dalla carità di piazza alle alcove più riposte, consentono l'identificazione e la localizzazione del "fotografato" in pochi, semplici passi.
Facebook è il Grande Fratello ...
Il materiale online, ingentissimo, al fine di risultare consultabile e "proficuo" viene poi vagliato dagli stessi utenti, senza bisogno di mediazione e controllo: sapere tutto di tutti, annullare ogni privacy, ogni decenza, spossessare gli esseri umani del loro diritto inalienabile all'immagine ed all'uso preferito di essa, della sacrosanta libertà di occultare i propri limiti, errori, insicurezze, finanche di mentire o di omettere... no, nemmeno Orwell col suo notorio pessimismo avrebbe mai immaginato che l'avremmo fatto da noi stessi il grande fratello, appena appena con qualche spintarella...

Ma non era da Orwell che volevo partire, bensì da Robert Sheckley


Scrittore da me molto amato, voglio ricordarlo qui per la sua raccolta di racconti intitolata "La decima vittima", di cui consiglio a tutti la spassosa e interessantissima lettura.
Il più noto dei racconti è quello che dà il titolo al volume, da cui decenni dopo fu tratto un film di Elio Petri con Marcello Mastroianni. Ma, di nuovo, non è di quel racconto che intendo trattare.
Ce n'è un altro, in cui si immagina che il controllo del crimine si affidato a sorta di "uccelli robot", in grado di accorgersi dall'alto di quel che accade e di intervenire sopprimendo l'aggressore in tempo reale. Un esperimento che all'inizio pare dare buoni frutti e che poi si ritorce atrocemente contro i suoi stessi ideatori. 
Bene, sappiamo tutti che da più di un decennio esistono i cosiddetti "drones", miniaerei telecomandati e dotati di armi sufficienti alla soppressione di piccoli gruppi, o di auto o blindati leggeri. 
Largamente utilizzati per il controllo di territori ostici e su cui non c'è presenza a terra, come Afghanistan e Iraq, oppure adatti al sorvolo ed alla monitorizzazione di strutture militari in altri paesi (ne utilizza alcuni la CIA, ad esempio per spiare l'Iran), è in fase avanzata la loro sperimentazione nello spazio aereo di casa, americano e inglese per intenderci, in funzione anticrimine. Pare che ben 30.000 siano in costruzione.
Drone con telecamera anticrimine, a Liverpool
Inutile dire quanto acuto fosse Sheckley negli anni '50 ad intuire, in questo ed altri casi, le linee di sviluppo di quel secolo e dell'altro a venire, il nostro...
Anche a non voler condividere del tutto la visione pessimista dei due grandi autori anglofoni, di certo un tal potere attribuito a polizia e governi fa scorrere brividi freddi nella schiena di chiunque, credo...

Ecco che la questione privacy diventa ogni giorno più rilevante. E, non senza sorpresa, tracima nel campo dell'abbigliamento e persino del make up...
Un artista newyorkese, Adam Harvey (questo il suo sito, AHproject), si è dato infatti al make up ed alla moda. Ma con un taglio del tutto specifico: l'ideazione di stili di trucco, prima, di linee di abbigliamento poi, che siano in grado di confondere ed eludere i raffinati occhi elettronici che frugano le città mediante telecamere, le immagini di tutti presenti nella rete e nel futuro prossimo persino i cieli. Appunto.

Depero, Marinetti, Cangiullo
Infatti, già con l'iniziativa "CV Dazzle" (CV sta per computer vision, dazzle per un tipo di camuffamento utilizzato nella prima guerra mondiale), egli aveva elaborato  un metodo di make up in grado di rendere non identificabili i volti umani ai software di riconoscimento facciale, ingannandone gli algoritmi specifici. Software che hanno impazzato anche su Facebook, fino al loro divieto sul social network europeo.

Bene, questo spunto di riflessione, al tempo stesso espressione concreta di un "fare" e di un'estetica definita, sarebbe piaciuto assai agli italici futuristi, Cangiullo e Depero in testa: li ricordiamo in effige, con i loro panciotti futuristi (precursori anch'essi di un divenire inarrestabile e antitradizionale).
Non a caso qui affiancati all'abbigliamento antiriconoscimento del creativo newyorkese, novità pro privacy che in questo Gennaio è stata presentata presso il 91-93 di Great Portland Street, London W1W 7NX.

Londra, per inciso, si dimostra ormai molto più avanguardista anche nella moda. E pertanto destinata a ben più glorioso (e ricco) futuro delle nostre settimane milanesi e romane.
... una mantellina col cappuccio decisamente insolita. La sua funzione? Nientemeno che proteggere dalla totale sorveglianza. «Vogliamo esplorare l'estetica della privacy», scrive Harvey. Questi capi d'abbigliamento funzionano grazie a speciali leghe metalliche che i due hanno sviluppato e integrato nei vestiti.

Il metallo nella mantellina «maschera» chi la indossa dai droni e dai sistemi di sorveglianza elettronica. Insomma, «si diventa di colpo invisibili ai sensori termici dei veicoli senza pilota che girano sopra le nostre teste», spiega Harvey, che ha testato il vestito con una termocamera a infrarossi.
Ma non solo. Possiamo indossare anche
...una sciarpa anti-drone; una maglietta che blocca i raggi X e il cosiddetto «off pocket», taschini dei pantaloni che assorbono il segnale del cellulare e rendono perciò impossibile una localizzazione del possessore.

Al di là della curiosità di costume, pare chiaro che la dura dialettica  
controllo e sicurezza - difesa della privacy e libertà dell'individuo 
sia uno degli argomenti chiave della modernità.

Intuizione già di un Foucault, ad esempio, con la sua ossessione panoptica... che artisti alla Adam Harvey percepiscono ed oggettivizzano in stili e tessuti buoni per riflettere, esorcizzare l'incubo... e magari non farsi fotografare mentre si entra in un club di strip tease.

"In privacy we trust" è il motto dello stilista artista, che gioca sul più famoso ed ortodosso "In God we trust"... Corporeus corpora crede di poterlo fare suo e di suggerire a tutti una bella sciarpa anti-drone: Indossata con nonchalance, magari sopra un paio di atheist shoes fatte a mano, crediamo renderebbe chiunque degno non solo della stima dei futuristi, ma pure del mondo contemporaneo più evoluto e consapevole.


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