martedì 4 dicembre 2012

ILVA... Ei alfin firmò: ecco a voi il decreto legge ad aziendam

 Qui a seguire il decreto pensato per l'ILVA, allo scopo di subordinare salute e vita alla produzione, al lavoro ed al profitto. Poichè non è affatto impossibile fermare e poi riprendere dopo i necessari interventi, si tratta ovviamente di una scelta valoriale di cui prendiamo atto. Certamente non scevra di conseguenze.

L'espressione di Napolitano dopo le domande sul caso ILVA dei giorni scorsi... ma ei alfin firmò

















DECRETO-LEGGE 3 dicembre 2012, n. 207
Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale. (12G0234)
(GU n. 282 del 3-12-2012)

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 41, 43, 77 e 87 della Costituzione;
Visto il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, convertito dalla legge 4 ottobre 2012, n. 171, e il Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012 per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto sottoscritto a Roma;
Visto il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 26 ottobre 2012, prot.
DVA/DEC/2012/0000547, di cui alla comunicazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 252 del 27 ottobre 2012, con il quale si e' provveduto al riesame dell'autorizzazione integrata ambientale n. DVA/DEC/2011/450 del 4 agosto 2011, rilasciata alla Societa' ILVA S.p.A. per l'esercizio dello stabilimento siderurgico ubicato nei comuni di Taranto e di Statte, disponendo, ai fini della piu' rigorosa protezione della salute e dell'ambiente, l'applicazione in anticipo della decisione di esecuzione n. 2012/135/UE della Commissione, del 28 febbraio 2012, che stabilisce le conclusioni sulle migliori tecniche disponibili (BAT) da impiegare per la produzione di ferro e acciaio ai sensi della direttiva 2010/75/UE;
Considerato che l'autorizzazione integrata ambientale e il Piano operativo assicurano l'immediata esecuzione di misure finalizzate alla tutela della salute ed alla protezione ambientale e prevedono graduali ulteriori interventi sulla base di un ordine di priorita' finalizzato al risanamento progressivo degli impianti;
Ritenuta la straordinaria necessita' e urgenza di emanare disposizioni per assicurare che, in presenza di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, qualora vi sia una assoluta necessita' di salvaguardia dell'occupazione e della produzione, il Ministro dell'ambiente possa autorizzare mediante autorizzazione integrata ambientale la prosecuzione dell'attivita' produttiva di uno o piu' stabilimenti per un periodo di tempo determinato non superiore a 36 mesi e a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nella medesima autorizzazione, secondo le procedure e i termini ivi indicati, al fine di assicurare la piu' adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili;
Ritenuta altresi' la straordinaria necessita' e urgenza di emanare disposizioni per assicurare la piena attuazione delle prescrizioni della sopracitata autorizzazione, volte alla immediata rimozione delle condizioni di criticita' esistenti che possono incidere sulla salute, conseguendo il sostanziale abbattimento delle emissioni inquinanti;
Considerato che la continuita' del funzionamento produttivo dello stabilimento siderurgico Ilva S.p.A. costituisce una priorita' strategica di interesse nazionale, in considerazione dei prevalenti profili di protezione dell'ambiente e della salute, di ordine pubblico, di salvaguardia dei livelli occupazionali;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 30 novembre 2012;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico;
Emana

il seguente decreto-legge:

Art. 1

Efficacia dell'autorizzazione integrata ambientale in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale
1. In caso di stabilimento di interesse strategico nazionale, individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quando presso di esso sono occupati un numero di lavoratori subordinati, compresi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, non inferiore a duecento da almeno un anno, qualora vi sia una assoluta necessita' di salvaguardia dell'occupazione e della produzione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare puo' autorizzare, in sede di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, la prosecuzione dell'attivita' produttiva per un periodo di tempo determinato non superiore a 36 mesi ed a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame della medesima autorizzazione, secondo le procedure ed i termini ivi indicati, al fine di assicurare la piu' adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili.
2. Nei casi di cui al comma 1, le misure volte ad assicurare la prosecuzione dell'attivita' produttiva sono esclusivamente e ad ogni effetto quelle contenute nel provvedimento di autorizzazione integrata ambientale, nonche' le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame. E' fatta comunque salva l'applicazione degli articoli 29-octies, comma 4, e 29-nonies e 29-decies del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, e successive modificazioni.
3. Fermo restando quanto previsto dagli articoli 29-decies e 29-quattuordecies del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dalle altre disposizioni di carattere sanzionatorio penali e amministrative contenute nelle normative di settore, la mancata osservanza delle prescrizioni contenute nel provvedimento di cui al comma 1 e' punita con sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10 per cento del fatturato della societa' risultante dall'ultimo bilancio approvato.
La sanzione e' irrogata, ai sensi dell'articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689, dal prefetto competente per territorio.
4. Le disposizioni di cui al comma 1 trovano applicazione anche quando l'autorita' giudiziaria abbia adottato provvedimenti di sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento. In tale caso i provvedimenti di sequestro non impediscono, nel corso del periodo di tempo indicato nell'autorizzazione, l'esercizio dell'attivita' d'impresa a norma del comma 1.
5. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riferisce semestralmente al Parlamento circa l'ottemperanza delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale nei casi di cui al presente articolo.
Art. 2

Responsabilita' nella conduzione degli impianti
1. Nei limiti consentiti dal presente decreto, rimane in capo ai titolari dell'autorizzazione integrata ambientale di cui all'articolo 1, comma 1, la gestione e la responsabilita' della conduzione degli impianti di interesse strategico nazionale anche ai fini dell'osservanza di ogni obbligo, di legge o disposto in via amministrativa, e ferma restando l'attivita' di controllo dell'autorita' di cui all'articolo 29-decies, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, e successive modificazioni.
Art. 3

Efficacia dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla societa' ILVA S.p.A. Controlli e garanzie
1. L'impianto siderurgico della societa' ILVA S.p.A. di Taranto costituisce stabilimento di interesse strategico nazionale a norma dell'articolo 1.
2. L'autorizzazione integrata ambientale rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla societa' ILVA S.p.A. con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prot. n.
DVA/DEC/2012/0000547, nella versione di cui al comunicato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 252 del 27 ottobre 2012, contiene le prescrizioni volte ad assicurare la prosecuzione dell'attivita' produttiva dello stabilimento siderurgico della societa' ILVA S.p.A.
di Taranto a norma dell'articolo 1.
3. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la societa' ILVA S.p.A. di Taranto e' immessa nel possesso dei beni dell'impresa ed e' in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al comma 2, alla prosecuzione dell'attivita' produttiva nello stabilimento ed alla conseguente commercializzazione dei prodotti per un periodo di 36 mesi, ferma restando l'applicazione di tutte le disposizioni contenute nel presente decreto.
4. Entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ai fini del monitoraggio dell'esecuzione delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale di cui al comma 2, e' nominato, per un periodo non superiore a tre anni, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro della salute, un Garante, di indiscussa indipendenza competenza ed esperienza, incaricato di vigilare sulla attuazione delle disposizioni del presente decreto. Se dipendente pubblico, il Garante viene collocato in posizione di fuori ruolo per tutta la durata dell'incarico.
5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e' definito il compenso del Garante in misura non superiore a duecentomila euro lordi annui. Si applica l'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
6. Il Garante, avvalendosi, senza oneri a carico della finanza pubblica, dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nell'ambito delle competenze proprie dell'Istituto e sentendo le rappresentanze dei lavoratori, acquisisce le informazioni e gli atti ritenuti necessari che l'azienda, le amministrazioni e gli enti interessati devono tempestivamente fornire, segnalando al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro della salute eventuali criticita' riscontrate nell'attuazione della predetta autorizzazione e proponendo le idonee misure, ivi compresa l'eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria anche in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione.
Art. 4

Copertura finanziaria
1. Agli oneri derivanti dall'articolo 3, comma 5, pari a 200 mila euro, per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 432, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nell'ambito della quota destinata alle azioni di sistema di cui alla delibera CIPE n. 8 del 20 gennaio 2012, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 121 del 25 maggio 2012. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 5

Entrata in vigore
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara' presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi' 3 dicembre 2012.

NAPOLITANO

Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri

Clini, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

Passera, Ministro dello sviluppo economico

Visto, il Guardasigilli Severino

21 commenti:

  1. Non solo su Ilva.

    Napolitano, anche su amnistia e sullo stesso governo Monti, antepone al diritto processi storici che ritiene importanti.

    Come con l´Ungheria.

    Adesso non ne avra´ il tempo ma se lo dovesse avere non dubito che anche su questo fara´ le sue rielaborazioni e chiedera´ scusa.

    Come con l´Ungheria

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    1. Molto ben scritto.
      Lo vedo bene in salute... forse la tua profezia avrà il tempo di avverarsi.

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  2. E' successo davvero di tutto

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  3. Il buon vecchio Marco, su Napolitano e Ilva

    https://www.facebook.com/pannella.marco/posts/10151152980247727

    Le parole:"

    Sull'Ilva Napolitano firma un atto eversivo del Governo.

    Non vorrei che in questi giorni passi totalmente inosservata, come fatto compiuto ed indiscutibile, la decisione del Governo che dissequestra gli impianti inquinanti dell’Ilva, sequestrati da un gip per fermare il disastro in corso.

    Non può passare per normale e "accettabile" l'immediatezza del beneplacito arrivato dal Presidente della Repubblica su di una decisione eversiva che vede il massimo magistrato dello Stato troppo esposto.

    Mi auguro che un dibattito e una presa di coscienza si manifesti.

    Si arrivi presto a constatare che tutta questa abilissima costruzione politica sta per far precipitare il nostro Paese in una spaventosa crisi di legalità. La farina del diavolo va in crusca, quando la politica crede davvero di potere tutto contro ogni diritto. "

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  4. Si hanno notizie sulle immediate conseguenze del decreto? cioè alla fine torna tutto come prima così e basta? La notizia è scomparsa dai tg ufficiali dopo il decreto, sembra che sia stato risolto magicamente il problema e tutti contenti...
    Buona giornata

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  5. Riva e' in Inghilterra!!!!!
    Dal Corriere di oggi:
    "
    BARI - Il vicepresidente di Riva Group, Fabio Riva, tra i destinatari delle sette ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito delle inchieste tarantine e irreperibile dal 26 novembre, ha scritto una lettera ai magistrati di Taranto dall'Inghilterra.

    LA LETTERA - «Ho saputo - scrive - che è stato emesso un provvedimento di custodia cautelare nei miei confronti. Quando questo è accaduto mi trovavo in Inghilterra. Ho deciso di mettermi a disposizione delle autorità inglesi»."

    A coloro che volessero venirlo a trovare per un caffe' e quattro chiacchere posso dare ospitalita' ;)

    Fatemi Sapere

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  6. Grazie dell' info ... infatti vengo a fare il Capodanno a Londra.... ma non con Riva eh!

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  7. Nei giorni scorsi, ho appreso con sconcerto gli esulti che gli operai dell'ILVA di Genova,
    hanno manifestato in modo aperto, per questo ignobile decreto.

    A mio avviso, nessuna legge - se pure fatta per presunta necessità - dovrebbe scavalcare leggi costituzionali,
    e meno che mai diritti fondamentali dell'uomo come quello alla salute
    (indipendentemente che questi vengano predicati da Amnesty International o meno).

    Esiste inoltre, un'altra questione non meno importante sulla manifestazione di entusiasmo,
    che si riallaccia alla famosa sindrome di NIMBY !
    Non sono stati proprio gli operai di Genova a non volere più i reparti di cokeria nella loro bella città,
    perchè li ritenevano troppo inquinanti ?
    Perchè allora non li riaprono, e ricominciano a lavorare con la loro area a caldo ?

    Forse ognuno di noi dovrebbe guardarsi un po' dentro e cercare di fare luce
    sul "pezzo di ...... leghista" che aleggia in se stesso.
    Fino a quando non capiremo di essere abitanti della stessa terra e fruitori della stessa aria
    (in tutto il mondo), non riusciremo mai ad "utilizzare" quella forza che si chiama COSCIENZA COLLETTIVA,
    la quale, se impiegata, metterebbe i politici
    (o chi per loro decida arbitrariamente sulla vita delle persone),
    davanti ad una forza non convenzionale, contro la quale nulla e' possibile,
    se non arrendersi e prendere atto di ciò.

    Per cui, a conclusione del mio intervento,
    lancio una provocazione che spero possa far riflettere gli operai Genovesi
    (che godono della mia stima in quanto lavoratori).

    Visto che gli operai Tarantini, in questi giorni hanno deciso di scioperare,
    pur di non salire sulle gru che non sono a norma,
    e sulle quali rischierebbero di morire,
    perchè non accettate voi il rischio,
    e venite a manovrare quelle gru che servono per spedirvi il materiale utile al proseguimento del vostro lavoro ?
    (So che qualche operaio Genovese - se potesse - lo farebbe, ma per fortuna la mia è solo una provocazione!)



    Un Tarantino

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    1. So che la tua è una provocazione, e ti lancio la mia, non ho visto operai di Taranto qui quando la gente era in strada a Genova negli anni 80 per i vostri stessi motivi. Questa è esclusivamente una provocazione ovviamente. Ma Genova ha combattuto un’analoga battaglia e ha avuto la sua scia di morti, tanti. Negli anni '80 a Genova, nel quartiere di Cornigliano, per merito delle donne nacque una coscienza ambientale e un forte movimento guidato sempre da donne, sulla spinta dell'esasperazione di una situazione invivibile per smog, polveri e rumori. I dati di quegli anni segnalavano un tasso di insorgenza di tumori quattro volte superiore al resto della città (fonte: Legambiente) e i tassi di inquinamento atmosferico misurati erano tra i più alti d’Italia. A ricordare le cronache di quel periodo un libro, di Donatella Alfonso e Patrizia Avagnina: Romanza popolare. Cornigliano, una storia corale. Da quelle lotte, sostenute in primo piano dal comitato Donne di Cornigliano, nacque la decisione della chiusura della lavorazione a 'caldo' delle acciaierie e la riconversione di una ampia area dell'industria siderurgica.
      A Taranto ora c'è un'altra Cornigliano, e ancora altre donne che lottano e la disputa tra salute e lavoro continua. E quello che ho già scritto diverse volte, e che temo perchè vedo ogni giorno crescere, è questa guerra tra poveri, tra operai, frutto di una situazione assurda che non riesce a trovare risposte nelle sedi adeguate.

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    2. Una buona proposta, anonimo tarantino, invero.
      Fosse anche solo una provocazione, come scrive Monica.

      Tutto quel che porta ad emergere la verità è una buona proposta.
      Soprattutto quando, come in Italia, ne siamo tutti tenuti assai lontani.

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  8. Questa città è un cimitero, è completamente morta, qui non c'è da mangiare. La Liguria è terra morta. Il territorio (splendido) se lo sono distrutto con cemento e fabbriche,e ora che le fabbriche son tutte chiuse, che si fa? La natura non si può ripristinare e vivere di turismo è impensabile ormai, bisognerebbe emigrare tutti. Questa è una regione di vecchi, un cimitero per elefanti. Il problema è che quando non c'è da mangiare per nessuno, quando non c'è giustizia per nessuno lo scontro tra poveri per la sopravvivenza è quasi inevitabile. Ognuno pensa a portare a casa il suo tozzo di pane, e ognuno sa quel che rischia ogni giorno quando timbra il cartellino, non è che lo stabilimento genovese sia in sicurezza, lo stabilimento di Genova è un quarto di quello di Taranto e i lavori per rimetterlo a norma sono in corso da 5 anni e non se ne vede la fine. Ognuno di quegli operai probabilmente ha un morto di cancro a Cornigliano, non credo proprio festeggiassero a cuor leggero...cosi in allegria, credo ci fosse più disperazione che gioia. Non è bello e non è giusto tutto questo, ma è la realtà e non mi sento di biasimare nessuno da entrambe le parti.

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    1. Lavoro da sempre nel siderurgico e posso affermare che in tanti non hanno la minima idea di cosa significhi bonificare un'impianto delle dimensioni dell'Ilva! Innanzi tutto utilizzare il personale interno è impensabile: non è qualificato e del tutto incapace di progettare e costruire strutture portanti, coperture, filtri, canali di scolo, aspiratori, ecc.. Senza contare che nessuna azienda ha la capacità di pagare migliaia di persone improduttive. Se un'azienda non produce non guadagna, se non fattura con cosa paga gli operai che scopano per terra??? Acciaierie tedesche e austriache, molto più piccole, ci hanno messo decenni per completare le operazioni di bonifica! Per sostenere i costi di una tale operazione non bastano i capitali di 4 o 5 "famiglie Riva" messe insieme, soprattutto con gli impianti fermi! L'unica soluzione possibile è continuare a produrre e obbligare la proprietà a investire nel processo di bonifica parte del guadagno. In questo modo, nell'arco di 10/15 anni l'Ilva potrebbe rientrare nei parametri richiesti.

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    2. Quel che a breve leggerà sul sito, nella forma di lettera aperta dell'abate, poggia sulle sue medesime affermazioni, che sono preziosissime, in quanto provengono dal mondo del lavoro siderurgico.
      Quindi dall'interno di un cubo di Rubick che noi proviamo, per amor di verità e campanile, a ricomporre dal'esterno. Con grandi fatiche.

      Il combinato disposto di altre informazioni, soprattutto di mercato, nonchè la considerazione che non si può all'infinito sacrificare una collettività di centinaia di migliaia di persone alla ragion di Stato, peraltro senza alcun corrispettivo e palliativo (ospedali, infrastrutture, servizi, di cui Taranto è tragicamente sprovvista), ci fa propendere per soluzioni diverse.
      Purtroppo sempre traumatiche, lo ammettiamo. In primis per Taranto.

      Ed è comunque inammissibile sostenere che non si possano fermare quantomeno i settori più inquinanti per procedere ad ammodernamento.
      Che sia fatto con le tasse degli italiani, spesso sprecate in rivoli molto meno rilevanti di questo.
      Quel che temo, però, è che questo business per come è in Europa, come si sostiene oggi sul wall street journal tedesco, abbia comunque i giorni contati. E che non convenga in realtà a nessuno, per guadagnare due anni investire il lucri dei prossimi 20. Se mai vi fossero.
      Proveranno ad andare avanti senza far nulla, come sempre... ma la situazione è sfuggita troppo di mano. Nemmeno il decreto, come puoi leggere, riesce a spiegare i suoi effetti.
      A mio giudizio c'è dietro tanto anche di geopolitica.
      Parrebbe che Taranto sia la buccia di banana su cui scivola l'Italia intera.
      teniamoci forte.

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  9. Per completezza, visto che non tutti i genovesi festeggiano e che davvero qui la situazione di Taranto è un déjà vu, un ritorno ad un triste passato.
    UNA GENOVESE SCRIVE AI TARANTINI
    Non sono mai stata a Taranto, ma sono nata 40 anni fa a Cornigliano (Genova) e lì ho vissuto per oltre 20 anni, davanti alla mostruosa acciaieria, che ha distrutto per sempre un quartiere che all’inizio del secolo scorso era tra le più rinomate località balneari della Liguria.Ero solo una bambina o un’adolescente poco consapevole, ma ricordo bene le lotte delle donne di Cornigliano per porre un limite al mostro che si mangiava le nostre vite.
    Ricordo i tanti giorni in cui si respirava una puzza acre e si dovevano tenere chiuse le finestre, ricordo la polvere nera, grigia, rossastra, che si posava ovunque, sulle persiane, sui vetri, sul bucato e i sui nostri polmoni.Per protesta si appendevano le lenzuola bianche alle finestre e in breve tempo diventavano grigie di veleno.Allora non c’era internet e se il benzene aveva sforato i limiti di decine di volte, si veniva a saperlo (mica sempre) dopo mesi e mesi che l’avevamo già respirato… Ricordo i botti delle esplosioni, e le nuvole di fumi che si levavano immense, illuminate dalla luce arancione industriale; mio padre mi spiegava che i fumi peggiori però erano quelli che non si vedevano, che uscivano di notte.Mio padre per un periodo aveva lavorato a quella che allora si chiamava Italsider (oggi Ilva): per sua fortuna lavorava negli uffici, ma qualche volta era entrato nella zona di lavorazione e raccontava che sembrava di essere arrivati all’inferno.
    Mio padre ogni estate cercava di portarci via per respirare un po’ di aria sana almeno qualche mese all’anno.Andavamo in affitto in un modesto appartamento in campagna in Piemonte e quando arrivava settembre e dovevamo tornare a casa io e mia sorella piangevamo.
    Mio padre è già stato operato per due tumori, magari il benzene non c’entra, ma chi lo saprà mai?

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    1. COntinua da sopra UNA GENOVESE SCRIVE AI TARANTINI
      Coi miei genitori abbiamo dovuto aspettare più di 20 anni per poterci permettere di scappare dall’inquinamento e cambiare casa, per trasferirci in un piccolo appartamento un po’ più lontano da quell’aria avvelenata contro la quale non c’era difesa.
      Eppure, senza le acciaierie invece saremmo stati ricchi: i miei nonni nel secolo scorso avevano costruito ed erano proprietari di interi palazzi a Cornigliano, in riva al mare.
      Poi la vista mare si è trasformata in vista altoforno e quei palazzi nel giro di pochi anni non valevano più nulla.Ma quando dico nulla intendo proprio nulla, li abbiamo venduti tutti per poche lire e tolti i debiti e le spese non c’è rimasto niente.
      Nessuno ha mai ripagato i corniglianesi di tutta quella loro ricchezza persa.
      Persa, perché qualcun altro si è voluto arricchire sulla nostra pelle.
      La famiglia Riva si è arricchita, producendo senza volere spendere il necessario per i filtri e la tutela dell’ambiente.
      Erano pochi spiccioli in confronto ai loro guadagni, ma chi è accecato dalla sete di profitto cerca di ridurre ogni spesa, anche se a scapito della salute della gente.
      La famiglia Riva si è arricchita, migliaia di operai hanno lavorato, certo, sebbene in condizioni disumane, ma dall’altra parte migliaia di famiglie a Cornigliano hanno perso, oltre che la salute, il valore delle loro case, dei loro negozi, delle loro attività imprenditoriali.Hanno dovuto scappare, chiudere, ammalarsi.
      I bei negozi della mia infanzia a Cornigliano non esistono più.
      Ora ci sono solo supermercati latinos, macellai halal e doner kebab… Cornigliano è diventata un ghetto per stranieri, per i vecchi e i più poveri che non possono scappare.
      Dal 2002 l’altoforno è stato finalmente spento, sono rimaste solo le lavorazioni a freddo, ma il quartiere non si è mai più ripreso.
      Eppure come era bella Cornigliano prima delle acciaierie!
      Mio zio mi mostra le foto della spiaggia dove facevano il bagno con quei buffi costumi di settanta anni fa, sullo sfondo il maestoso castello Raggio, proteso in mezzo al mare.
      Hanno distrutto tutto, spiaggia e castello, in nome del progresso (?) e dell’industria.
      Lo zio, così come i miei, sono riluttanti a parlarne, sento che dentro di loro c’è ancora un dolore pungente, una rabbia forte per quello di cui sono stati derubati, per quello che è stato consentito, per uno stato che non li ha protetti e salvaguardato i loro interessi.
      Vi chiedo allora: quei posti di lavoro in acciaieria valevano tanta distruzione? Senza neanche considerare il valore inestimabile della salute e dell’ambiente, se facessimo un bilancio tra la ricchezza guadagnata dalla popolazione (salari dei lavoratori) e quella persa da tutto il quartiere, dove starebbe l’ago della bilancia? Io la mia risposta me la sono già data…E così quando oggi sento che il governo vuole fare ricorso contro il giudice mi sembra che il mondo vada a rovescio, mi pare che siamo tornati indietro di un secolo riguardo alla difesa dei diritti umani e dell’ambiente. Mi prende lo sconforto, mi sento una cittadina tradita e soffro come se a Taranto ci abitassi anche io…

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  10. Complimenti per il blog molto ben sstrutturato. il materiale, l’impostazione e il livello dei commenti venitemi a trovare su twitter maxromano

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    1. Grazie mille!
      Lieti di averti fra gli iscritti.

      Passeremo :)

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  11. Sono d'accordo ci sono 2 problemi:
    1)Interrompendo la produzione si bloccano anche le altre aziende collegate come Genova.
    2) I clienti attuali vengono persi, chi acquista da Ilva ora, fra qualche mese o anno , si è cercato un nuovo fornitore, firmerà dei contratti e non è facile che ritorni ad Ilva dopo la sua bonifica.
    Quindi non sono per la chiusura totale , ma per una chiusura ben programmata a zone, per esempio partendo dal parco minerario che mi sembra essere il più inquinante, sistemato questo si passa ad una altra area e via di questo passo.
    Una proposta in più:
    Gli operai possono diventare azionisti.
    per ogni euro non messo da Riva, chiunque sia ad investire nel risanamento ha diritto a diventare propietario per una quota pari all'importo investito.
    Quindi se gli operai per esempio mettono anche loro dei soldi nel lavoro di risanamento diventano azionisti per una quota corrispondente al loro investimento.

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    1. Attualmente non c'è nulla di tutto questo.
      Nella guerra di tutti contro tutti si genera il caos... leggi gli interventi sotto la lettera della donna genovese e avrai gli aggiornamenti.
      Purtroppo.

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