Visualizzazione post con etichetta 112. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 112. Mostra tutti i post

giovedì 11 ottobre 2012

Corporeus corpora ha già scelto il prossimo presidente della Lombardia

Una volta Milano la raccontava Pontiggia, oggi gli scrittori più efficaci li troviamo nelle 'ndrine... Elio Elio salvali tu...


C'era una volta Milano... la nostra città più evoluta, in senso progressista, europeo. 
Eva Herzigowa
Giardini mantenuti con decenza, una metro accettabile, i tram che circolavano senza inciampi, tante attività aperte e sovente floride, il campari, la galleria, il figo Shangai sotto i viadotti della stazione, quel che restava del fascino secolare di Cova, il geniaccio ostile di Marchesi, la zona leccatissima della moda (modelle incluse), i ghisa in divisa, le Blueshouses, Il tosto Rolling Stone, piazzale Maciachini fonte di musica alternativa, il Leonka dove potevi beccare James Senese senza ancora dentiera, in via dei fiori chiari c'erano i fiori, porta Venezia non ancora un bivacco, Piazza Insubria povera ma non certo una casbah, i navigli frequentati a tutte le ore dal pubblico del Grillo e de Le scimmie, la Scala ancora patria di grandi maestri, il Piccolo saldamente in mano a Strehler, L'Hollywood in cui incontravi Eva Herzigova e non solo travesta sudamericani, un profluvio di battone che facevano colore, situate in tutte le zone chiave, da Corso Buenos Aires alla periferia, rulli di Tamburi al parco Sempione, qualche museale resto della streppa anni '70 ed '80 a piazza Vetra non recintata, le colonne di San Lorenzo dove si cantavano le osterie e non si finiva a bottiglie rotte, l'un contro l'altro armati... e via discorrendo.
Quel che oggi sono questi luoghi non val la pena di raccontarlo, bisogna viverli. 
Ma ancora una volta la cronaca, ben inquadrata, da il polso esatto della situazione e aiuta a riflettere. 

Rimanendo nel campo a due ruote del post precedente, ecco a voi una vicenda che certo non fa temere quei soprusi alle auto che Corrado Clini intravede incombenti.
Dal Corriere della sera online la confessione di un cittadino:

Giovedì 4 ottobre 2012, arrivo alle 14.30 a Palazzo Marino per assistere a una conferenza alla quale interverrà Giuliano Pisapia. Giungo in bicicletta, perché poi devo andare da altre parti ed è il mezzo più veloce, ecologico e sano, perché due anni fa ho passato diversi weekend a raccogliere le firme per i referendum ambientali a Milano, e perché mi piace molto usarla.[..] Chiedo ai vigili all’entrata di Palazzo Marino se posso parcheggiarla nel cortile, perché in passato alcuni miei amici non hanno più ritrovato le loro bici che avevano incatenato alle rastrelliere appena dietro l’angolo (a 20 m dai vigili), in via Marino, di fronte al 7, all’angolo con l’ingresso della Galleria. I vigili mostrano solidarietà: uno mi racconta che lui stesso ha subito due o tre furti di biciclette, ma che solo i dipendenti di Palazzo Marino possono parcheggiare in cortile. Mi consigliano di annotarmi il numero di telaio della bici, perché in caso di furto, potrei fare denuncia e provare che era di mia proprietà.[...] Entro nel palazzo alle 14.35. Alle 16.20 esco da Palazzo Marino, vado in via Marino e della mia bici trovo solo la catena, tranciata per bene. Mi sembra di vivere un film intravisto in anticipo 2 ore prima![...]17.30: entro al Commissariato di piazza San Sepolcro, dove l’agente Di Bello mi riceve dopo solo 5 minuti di attesa, e si dimostra molto paziente, professionale ed efficiente, rincuorandomi un po’. Mi consiglia poi di andare immediatamente in piazzale Cantore, dove vengono rivendute ai ricettatori le bici rubate, e mi invita, nel caso la trovassi lì, a chiamare il 113,[...]18.15: arrivo in piazzale Cantore. Il parco giochi per bambini è occupato da una decina di uomini con facce non troppo rassicuranti, uno con diverse banconote da 50 euro in mano. Due hanno due bici nuove. Domando a uno: «E' vero che qui vendono bici?». Mi risponde: «NO!»[...] Un altro si avvicina, mi insulta e mi minaccia fisicamente, cercando di aggredirmi. Esco dai giardini, entro in un bar e chiamo il 113 denunciando una tentata aggressione. Il 113 mi dice che devo chiamare il 112 [...] Chiamo il 112. Squilla. Non risponde nessuno. Lascio squillare 10 volte, cade la linea. Richiamo. Idem. Richiamo il 113. Non risponde più nessuno.

E' evidente che a Milano, come vado dicendo da qualche anno, si è ormai compiuto il processo di napoletanizzazione. Quando invece sarebbe stato ben più auspicabile, senza togliere la propria specificità ad alcuno, milanesizzare Napoli. Che si sta all'opposto somalizzando, in una gara infinita verso il caos, l'anarchia nel senso peggiore, la criminalità, l'abuso, l'inefficienza, la povertà. 
Diciamo, con colpevole brevità, napoletanizzazione per intendere l'assunzione al nord di prassi tipicamente e genuinamente meridionali. 
Quali il condizionamento diretto della malavita di clan sulla politica locale. 
Di queste prassi a Milano gli ultimi mesi son stati ricchissimi... in un profluvio di scandali, arresti, intercettazioni, corruzioni, sanità, appalti, che culmina oggi nelle vicende di quello che definirei bausciamente Lo Zambetti.