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mercoledì 11 luglio 2012

Una storia per nulla italiana (a parte, forse, il gelato): Trilione racconta Blackberry

Il blog "Trilione" (la lettura linkata è propedeutica, o almeno da affiancare), appena citato su Corporeus Corpora, ci regala un'altro interessantissimo spunto di riflessione, anzi un paio, raccontando la vicenda della società canadese che produce il ben noto Blackberry.
La prima riflessione è che mai e poi mai sarebbe accaduto in Italia che un giovane talentuoso potesse fondare una società nel 1984, con un prestito da 15 mila dollari ottenuto dai suoi genitori, e nel 2008 le quotazioni toccassero gli 80 miliardi di dollari. E infatti non è accaduto.
La seconda, importantissima, è che se grazie al talento, alla formazione, al fato, dei giovani hanno la possibilità di generare una grande fortuna in tempi ragionevoli e senza infinite marchette, essi possono farne quel che gli par giusto, interessante, piacevole.
In questo caso, aprire un centro di ricerca di fisica teorica oppure fondare una scuola di governance globale e magari comprare squadre di Hockey. Dando a queste iniziative, come è logico, la loro impronta, contemporanea e vitale, molto probabilmente diversa da quella che il loro genitori o nonni avrebbero conferito. Finendo per cambiare la mentalità della nazione, persino del mondo... in una parola, progresso.
In Italia ciò non avviene, infatti. Proprio perchè nonni e padri possano continuare a imprimere la visuale su ogni cosa, come i loro padri e nonni la impressero ai tempi. In due parole, gerontocrazia e stallo.