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lunedì 22 ottobre 2012

Superperizia Tarasleaks: Balduzzi a Taranto, evviva evviva, sinite parvulos...

Quale sarà la profilassi del ministro Balduzzi per Taranto??

Il ministro Balduzzi ci gratifica della sua celeste presenza, così a lungo negata.  Corporeus corpora proclama un giorno di "festeggiamenti" e celebra l'evento con la pubblicazione della perizia integrale dei tecnici, prodotta in Luglio dal GIP insieme al decreto di sequestro. 

Essa rappresenta il documento più recente sulla questione sanitaria ed ambientale di Taranto, in quanto l'ultimo studio "Sentieri"si ferma al 2009.


Del ministro Balduzzi e dei suoi struggenti silenzi sul caso ILVA avevamo già parlato, in apposito post. L'uomo è amante del non detto. La RAI, ad esempio, lo sa benissimo
Esperto di profilassi, mai di profilattici (per carità, un brivido democristiano ci percorre le pudenda al solo pensiero...), alfine interviene su dati clamorosi provenienti dal suo stesso ministero... 
A quasi un anno dall'abbattimento di migliaia di capi di bestiame per diossina, ad appena quattro mesi dal sequestro dell'acciaieria più grande d'Europa, ad oltre un mese dalla diffusione ufficiosa di dati sensibili provenienti dall'ultimo documento SIN che appunto il ministro viene oggi a presentare, egli giunge in città, in prefettura.
Ribadiamo qui le domande che gli abbiamo idealmente posto qualche settimana fa:

· Cosa pensa delle affermazioni dell'ex prefetto Ferrante, che mente persino sui panini e le bevande agli operai (proprio lui che rappresentò a lungo lo Stato dando di sè un'immagine inquietante), per cui a Taranto non vi è rischio particolare per nessuno?

· Che ne dice del collega Clini, che utilizza i medesimi argomenti aziendali per controbattere le posizioni del tribunale e degli ambientalisti, qualificandosi come il primo ministro dell'ambiente apertamente antiambientalista, negando persino la validità di ogni risultanza scientifica che colleghi ILVA a malattie?

· Che ne dice, soprattutto, delle risultanze scientifiche emergenti da così tante fonti, alcune addirittura ministeriali? Che devono fare i cittadini che egli è chiamato a difendere nel bene primario della salute ed a rassicurare sulle sorti dei loro cari?  Sa o non sa?


Ma Corporeus Corpora, eccitato dalla presenza ministeriale in città, vuole fare di più, vuole contribuire anche al di fuori della prefettura, vuole una volta di più far "conoscere per deliberare". Insomma vuole celebrare l'evento con un nuovo Tarasleak.
Avevamo annunciato che il nostro interessamento alle vicende dell'acciaieria sarebbe progressivamente divenuto sempre meno processuale, sempre più tecnico.
Ecco perchè chi prosegue nella lettura trova, a disposizione per la consultazione online, la perizia integrale che accompagna il decreto di sequestro del 25 luglio 2012, da noi pubblicato in versione prima parziale poi completa

venerdì 19 ottobre 2012

AIA che male!!! ILVA soffre ma non ci fa troppa pena

E mentre l'ILVA "soffre" e pensa a scappare, scopriamo che alcuni l'hanno già preceduta... 

Protesta dei lavoratori davanti all'Ast ai tempi della vertenza sul magnetico

La fuga dall'acciaio in tutta Europa, soprattutto in Italia. La fuga dei potentati dal crollo ILVA. 

Ci secca ripeterci, ma lo sapevamo da un pò...


Mentre gli avvocati dell'ILVA ricorrono e ricorrono a scopo dilatorio, poichè ogni giorno che passa qualche milione di euro si mette in cascina e qualche vecchia commessa viene rispettata, oggi l'azienda ci fa sapere che la nuova AIA, così aspramente dibattuta e combattuta, è decisamente troppo per lei:

"per l’Ilva è necessario «valutare la compatibilità economica anche alla luce del mercato e della minore competitività». Anche perchè, fanno capire dall’Ilva, tutto dipende da quella che sarà la capacità produttiva dello stabilimento dal momento che «c’è un limite che ci è stato indicato (8 milioni di tonnellate all’anno, ndr)» per cui per l’azienda è necessario verificare «se questo limite è coerente con l’impegno finanziario che ci viene richiesto».
Cifre che, al momento, la stessa Ilva non conosce anche se si parla di una forbice tra i 3 e i 10 miliardi di euro."
da Corriere del Giorno online

Come già è troppo per Corporeus Corpora, che non a caso ha deciso di non occuparsene.

Chi ci legge sa da mesi che la vicenda aveva tutte le carte in regola per terminare alla maniera che vediamo, con o senza l'AIA dell'inqualificabile Clini: il nostro assunto fondamentale è che, al di là dell'oggettivo e colossale problema sanitario ed ambientale, il mercato dell'acciaio risulta in forte calo da anni. Per di più, quel che rimane di esso è in mano saldamente ai Brics, in ciò che riguarda gli acciai di largo consumo. 
In mano invece a Germania, Giappone, Corea (e pochi altri) per gli acciai speciali, prodotti con nuove tecnologie, avanzate ed ecosostenibili.
In Europa poi, continente che di questi tempi non spicca certo per settore auto o edilizia di massa, il business era ed è sempre meno appetibile. Diremmo quasi scomparso. 
Come dimostrano le numerose chiusure attualmente in corso, distribuite equamente tra le nazioni UE: vedasi Francia, Spagna, persino Repubblica Ceca
E poi in Italia, proprio ad ottobre guardacaso, sia la Lucchini di Piombino che Beltrame Marghera che la Thyssen (Finlandese) di Terni stanno dicendo ciao ciao.

Davvero ridicolo che i media italiani trattino separatamente le singole chiusure, come fossero relative a problemi diversi e non invece al medesimo... ma i media italiani, si sa, campano coi soldi della politica ed assoldano operai dell'informazione, non teste pensanti.

Infine ricordiamo che la possibilità di non rispettare alcuna norma di compatibilità ambientale e sanitaria è molto probabilmente ciò che ha permesso ad ILVA di restare sul mercato: il parco minerario più grande del mondo garantiva di poter far scorte immense quando la materia prima costava poco; gli enormi spazi per depositare bramme e tondini permettevano di vendere quando i prezzi fossero alti; i risparmi sulle tecnologie di controllo emissioni contribuivano decisamente a tener bassi i costi, così come gli smaltimenti "fai da te" di enormi quantità di scorie, in discariche presenti internamente all'azienda (incontrollabili) o nei pressi. 
Stesso dicasi dei costi molto bassi per l'acqua necessaria al ciclo produttivo, che fosse di acquedotto o desalinizzata "selvaggiamente" dal mare, o della prosecuzione ininterrotta del ciclo continuo così come concepito nel 1959, inquinante per definizione. 
Chiudiamo la carrellata delle economie di scala con la mobbizzazione di lavoratori, già localmente non particolarmente consci dei loro diritti (e doveri, a dire il vero), col clima di persuasione, aperta ed occulta, della politica locale. 
Infine una gestione tutta a sè del porto, in proprio e praticamente da monopolista tanto da finire anch'essa in tribunale, completava gli asset aziendali.
Una volta che questi "vantaggi" competitivi, vero "dumping ambientale", non le fossero più concessi (come infatti accade...) e le migliorie dovessero rovesciarsi, come è normale, sui costi del prodotto finito... cosa volete possa far rimanere sul mercato questo carrozzone obsoleto, inquinante e senza più il suo tradizionale mercato?

Per chi desiderasse approfondire, ricordiamo quasi tutto quel che è stato pubblicato da Corporeus Corpora su ILVA, ma in particolare questi post, ricchi di fonti e documentazione, maggiormente incentrati sulle questioni qui accennate a titolo riassuntivo: 

Ma soprattutto
in cui più di due mesi fa essenzialmente anticipavamo, sulla base dei dati, delle indiscrezioni e della logica le possibili conclusioni della vicenda. 
Inclusa la più logica tra tutte, salvo miracoli: la chiusura degli impianti.