venerdì 7 dicembre 2012

diritto alla vita

l´immagine di Millemarchi
Amici lettori,

devo riportare una dichiarazione di Marco Pannella. Lo so, lo so. Ma questa e` particolarmente efficace, era tempo che il vecchio leone non ne ingarrava una cosi´.


L´ha scritta in un post su facebook.

La riporto qui.

Sull'Ilva Napolitano firma un atto eversivo del Governo. 


Non vorrei che in questi giorni passi totalmente inosservata, come fatto compiuto ed indiscutibile, la decisione del Governo che dissequestra gli impianti inquinanti dell’Ilva, sequestrati da un gip per fermare il disastro in corso. 
Non può passare per normale e "accettabile" l'immediatezza del beneplacito arrivato dal Presidente della Repubblica su di una decisione eversiva che vede il massimo magistrato dello Stato troppo esposto. 
Mi auguro che un dibattito e una presa di coscienza si manifesti.  
Si arrivi presto a constatare che tutta questa abilissima costruzione politica sta per far precipitare il nostro Paese in una spaventosa crisi di legalità. La farina del diavolo va in crusca, quando la politica crede davvero di potere tutto contro ogni diritto.

Non e` tanto sulla denuncia del carattere eversivo del provvedimento che mi soffermerei.

Il vecchio Marco in passato aveva gia´ abbondantemente descritto il costume politico italiano come eversivo. La corte Costituzionale l´aveva chiamata "suprema cupola della mafiosita´ partitocratica"

Dei presidenti della repubblica picconatori aveva detto peste e corna.

Del conoscere per deliberare e della infrazione abituale dell´Italia dei diritti umani sull´amnistia e sulla durata dei processi.

Quello su cui mi soffermerei e` l´ultimo rigo.

La farina del diavolo va in crusca, quando la politica crede davvero di potere tutto contro ogni diritto.
Anche questo e` un suo vecchio argomento. Il suo slogan fu
Vita del diritto per il diritto alla vita

che significa che perche´ il diritto alla vita sia effettivo bisogna rispettare regole e procedure

La ragione per cui si decide la morte di un proprio simile non necessariamente e` cattiveria.

E` recente una nuova interpretazione dei due esperimenti di psicologia piu´ famosi della storia recente, quello in cui si simulava la tortura e quello in cui si simulava un carcere con guardie e carcerieri.

Semplicemente la gente fa quello che ritiene giusto. Anche quando si tratta di esercitare la violenza.

Allora, se non si accetta di rispettare la forma sempre, prima o poi si finira´ per ritenere giusto l´esercizio della violenza.

Cioe´ se non vive il diritto inteso come tribunali e procedure, allora non sara´ effettivo neanche il diritto alla vita, perche´ qualcuno finira´ col ritenere giusto eliminare qualcun altro.

E´ una idea semplice ed e` una colonna portante della cultura liberale.

Una formulazione equivalente e`

"non e` vero che il fine giustifica i mezzi, e` vero il contrario, che i mezzi prefigurano e predeterminano il fine"

ovvero uno puo´ dire che fa quel che fa a fin di bene. Ma se quello che fa e` prevaricazione, allora il fine che persegue non e` cosi´ buono.

Come quando la folla infoiata vuole linciare gli stupratori. E` comprensibile, si sente di fare un atto legittimo e dovuto, ma conduce al male. La via liberale e` di fare un processo e seguire la procedura al di la dell´emozione.

La formazione del presidente Napolitano non e` liberale.

Il presidente e` di quelli che ritengono giusto perseguire il bene astratto anche al di sopra delle persone. Che alcuni singoli siano sacrificabili per una finalita´ "benigna" superiore.

E` rimasto nella storia il suo atteggiamento sulla repressione nel sangue delle istanze libertarie ungheresi negli anni 50.

In quel caso il bene superiore era il progresso della rivoluzione comunista.

Le vittime ungheresi furono considerate un costo, sebbene doloroso, necessario a salvare dal male un numero maggiore di persone.

Ma anche in quel caso, come in infiniti altri, la storia ha dimostrato che non e` vero che il fine giustifica i mezzi. Semmai che i mezzi che usi determinano chi sei.

Il presidente ha riconosciuto quell´errore.

Ma l´errore che sta facendo adesso con l´Ilva e` dello stesso stampo.

Sappiamo che vive la cosa con dolore e che pensa che si debba preservare la pace sociale, che la chiusura dell´Ilva potrebbe portare a violenze peggiori.

Per cui sacrifica le vittime che l´Ilva produrra´ ad un bene che ritiene superiore.

Lo stesso ha fatto sull´amnistia e sulla stessa nascita del governo Monti.

Del testo scritto si fa strame.

Ci spiace ma la cultura e i precedenti storici non mancano. Questo caratterizza la figura del presidente in maniera definitiva.

I tribunali e la procedura penale non sono li´ per caso. Sono il frutto del processo democratico che legittima l´esercizio del potere.

Se si va fuori dal seminato, non c´e` fine superiore che tenga. Non si e` nella legittimita´ e si sta decidendo arbitrariamente la coartazione del diritto di qualcuno. In questo caso, del diritto alla vita.

Questo e` lo stesso errore compiuto da chi ha scambiato il voto o ha chiesto ai preti o chissa a quale altro compromesso e` sceso, per un posto di lavoro.

Non c´e` fine che tenga.

Perche´ diciamoci la verita´, oggi i politici si espongono ma a trarre vantaggio dall´attivita´ dell´Ilva non sono i soli

Non si e` solo vittime. Si e` anche complici.

E` il regime. Quello in cui dipendenti delle fabbriche e padroni sono (erano ?) riuniti nello stesso fascio.

Dal canto nostro, vogliamo ricordare una frase che Pannella pronuncio´ nel 1994.

“Taranto non è l’Ilva, è sbagliato appiattire la città sul suo stabilimento. Chi annuncia e chi prepara la guerra di Taranto vuol prendere per i fondelli i tarantini. Si tratta delle stesse persone, dello stesso regime, che hanno trasmesso a questa città una cultura assistenzialistica e che ora vogliono la guerra”.

ma ancora:

l’Ilva doveva essere chiusa da tempo…le privatizzazioni di realtà patrimoniali pubbliche non devono necessariamente comportare una “fedeltà al comparto” [acciaio strategico ? ndr] dei disegni industriali privati. Bisogna riflettere, riconcepire, valutare i costi economici del recupero, valutare i benefici di soluzioni alternative. Ma l’Ilva è quella stessa Taranto che se, ad esempio, avesse visto impiegare un decimo dei capitali gettati negli altiforni, per valorizzare il suo immenso capitale di bellezza, di storia, di cultura, sarebbe “ricca” oggi di masse di “turisti” non di massa”.

Era il 94. Ai confronti impietosi coi duri e puri di ogni stampo, ad alcuni dei quali dedico le piccole immagini qui in calce, rinuncio.

9 commenti:

  1. Il decreto legge Ilva è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.282 del 3 dicembre 2012. Marco Travaglio, vice-direttore del Fatto Quotidiano, ha definito il decreto legge Ilva “palesemente incostituzionale”, in un suo articolo del 1° dicembre scorso, intitolato ‘Ecoballe’. Coincidenza, poche ore prima di leggere il suddetto articolo, avevamo inviato una mail a tutti i soci nell’elenco del sito ufficiale AIC (Associazione Italiana Costituzionalisti), per chiedere agli esperti se il decreto legge Ilva presentasse o meno profili evidenti di incostituzionalità.
    Le risposte che abbiamo ricevuto dagli avvocati e dai professori dell’AIC (poche a dire il vero ed esprimenti pareri personali, non dell’associazione tutta), sembrano concordi sul fatto che il decreto legge Ilva non è incostituzionale o, quanto meno, non lo è ‘palesemente’. Anche il più dubbioso sulla costituzionalità del decreto legge in questione, il Prof. Avv. Aldo Loiodice, fa capire che la questione è complessa:”Il decreto legge ILVA sembra mostrare, a prima vista, profili di incostituzionalità per invasione della competenza del potere giudiziario. Non si può dire, però, che sia senz’altro incostituzionale”.

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  2. Di seguito riportiamo una delle opinioni dei costituzionalisti che ci hanno risposto.
    PROF. ANTONIO GIANGIORGIO ZORZI GIUSTINIANI (UNIVERSITA’ DI PISA)
    “E’ facile immaginare che riceverà dai colleghi costituzionalisti risposte di tenore diverso. Qualcuno sosterrà che il decreto legge integra un’indebita ingerenza nell’autonomia del potere giudiziario da parte del governo; qualcun altro che lo strumento legislativo prevale comunque sulle ordinanze adottate dalla Magistratura; altri potrebbe argomentare che l’attuazione per via legislativa di un provvedimento giudiziario è un’anomalia e via cantando.
    Io ho seguito con interesse e preoccupazione la vicenda Ilva a partire dal luglio scorso e, nella consapevolezza che le condotte dei soggetti coinvolti nell’inchiesta abbia una sicura rilevanza penale per le reiterate violazioni di norme anti-inquinamento destinate alla tutela della salute pubblica, sono tuttavia convinto che quando la Magistratura adotta provvedimenti cautelari, destinati a far cessare uno stato di pericolo che si protrae da decenni (sequestri, sospensione della attività di un’industria e altri provvedimenti interdittivi che ostacolano singole fasi della produzione e commercializzazione dei manufatti), ma suscettibili di provocare danni incommensurabili con un effetto domino sull’economia locale e nazionale, il governo ha il dovere di intervenire per far valere l’interesse nazionale.
    A mio sommesso avviso, il governo doveva farsi carico del problema a partire dal luglio scorso, cercando di prevenire le ordinanze cautelari della Magistratura e all’occorrenza sollevare in via preventiva un conflitto tra poteri dello Stato dinanzi alla Corte costituzionale. A questo punto, verosimilmente sarà la Magistratura a sollevare il conflitto e il governo dovrà impegnarsi ad implementare il decreto, impedendo che singoli giudici possano ostacolare la ripresa dell’attività produttiva e la contestuale attuazione del programma di disinquinamento conforme all’AIA.
    Sono perfettamente consapevole delle difficoltà applicative del decreto, ma sono altrettanto convinto che, venuta meno la colpevole latitanza dell’Esecutivo in una materia così delicata, debba immediatamente cessare la improvvida supplenza dell’Autorità Giudiziaria.
    I provvedimenti cautelari adottati in sede giurisdizionale, che hanno un impatto così rilevante sul sistema produttivo, sull’occupazione, sull’economia nazionale, di riflesso sull’ordine pubblico, non possono più esplicare i loro effetti , quando il Governo, con piena assunzione di responsabilità, avvalendosi dei suoi poteri amministrativi e di indirizzo politico, interviene con un provvedimento d’urgenza articolato e complesso volto alla tutela di tutti gli interessi in gioco e non solo di quelli considerati preminenti dalla Magistratura secondo un valutazione finalizzata alla tutela dei soli diritti fatti valere nei procedimenti giurisdizionali pendenti.”

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    1. Cara Ecoballa,

      cito un brano del suo Prof Zorzi

      "sono tuttavia convinto che quando la Magistratura adotta provvedimenti cautelari, destinati a far cessare uno stato di pericolo che si protrae da decenni (sequestri, sospensione della attività di un’industria e altri provvedimenti interdittivi che ostacolano singole fasi della produzione e commercializzazione dei manufatti), ma suscettibili di provocare danni incommensurabili con un effetto domino sull’economia locale e nazionale, il governo ha il dovere di intervenire per far valere l’interesse nazionale."

      questo "dovere" del governo a intervenire quando un atto della magistratura sia potenzialmemte pericoloso nella Costituzione non c´e` scritto.

      E` coe quando sono stati negati i referendum perche avrebbero lasciao un "vuoto" legislativo. Puo darsi che lo avrebbero lasciato ma nella costituzione c´e` scritto che i referendum non si fanno se riguardano la difesa, il fisco e non ricordo che altro.

      Le ragioni che sono state addotte negli anni e che nela costituzione non sono scritte affatto sono la ragione per la quale la Corte Costituzionle e` stata chiamata "cupola della mafiosita partitocratica" d Pannella

      Ora io sono convinto che il Prof Zorzi sia convinto che il governo debba intervenire.

      Ma mi domando come il Prof Zorzi possa attribuire alla Costituzione questo obbligo.

      Perche quello che dice il prof Zorzi nella Costituzione non c´e` scritto.

      Non e` che siccome uno e` un costituzionalista si puo inventare un testo che non esiste.

      Ma ancora

      "I provvedimenti cautelari adottati in sede giurisdizionale, che hanno un impatto così rilevante sul sistema produttivo, sull’occupazione, sull’economia nazionale, di riflesso sull’ordine pubblico, non possono più esplicare i loro effetti , quando il Governo, con piena assunzione di responsabilità, avvalendosi dei suoi poteri amministrativi e di indirizzo politico, interviene con un provvedimento d’urgenza articolato e complesso volto alla tutela di tutti gli interessi in gioco e non solo di quelli considerati preminenti dalla Magistratura secondo un valutazione finalizzata alla tutela dei soli diritti fatti valere nei procedimenti giurisdizionali pendenti.”
      "

      Ah si ? E dov´e` scritta questa cosa ? E come si fa a stabilire quali sono quei casi in cui il governo debba intervenire ?

      Semplicemente non c´e` scritta, il Prof Zorzi la inventa di sana pianta.

      Come con i referendum

      Cioe´ la Costituzione se la riscrivono a loro uso e consumo

      Mi dice dov´e` che la Costituzione dice che se il provvedimento e` "articolato e complesso" ed e` "volto al" all´interesse nazionale allora.... si puo´ delinquere ?

      Ma davvero ?

      Questa e` la malattia italiana per la quale l Costituzione non e` stata MAI applicata. Quando impone obblighi scomodi, ci si inventa cose che il testo proprio non intendeva e la si "riforma" di fatto.

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  3. IL GIORNALISMO DEL PEREPE’
    Piuttosto che affrontare la faccenda con spiritose arguzie, abbiamo preferito fornire ai lettori i pareri di persone che la sanno più lunga di molti giornalisti. Specialmente dei giornalisti che concludono articoli su argomenti seri con un triplo perepè. Le opinioni dei professori sono senz’altro meno divertenti delle battute da cabaret: ma sicuramente sono più utili per comprendere la complessità della vicenda Ilva, che non va banalizzata.
    In gioco ci sono diversi valori costituzionali da bilanciare: salute, lavoro, ambiente, impresa, ordine pubblico. La via intrapresa dal governo, per quanto non “palesemente incostituzionale”, è tuttavia discutibile.
    In un mondo ideale, il governo avrebbe dovuto esproriare l’Ilva (in virtù dell’art. 41 e 42 della Costtuzione), invece di trattare con dei signori che hanno impestato Taranto per trarre un profitto maggiore.
    In un mondo migliore, il governo avrebbe quanto meno dovuto essere meno accomodante con i Riva, i quali, ci pare, non hanno dato in passato grandi segni di disponibilità al risanamento (operazione che richiede investimenti miliardari, difficili da quantificare con precisione). Nello specifico, le sanzioni previste per la mancata osservanza del decreto legge Ilva (fino al 10% del fatturato dell’Ilva, il quale è di circa 11 miliardi di euro) ci sembrano troppo lievi.
    Nel mondo reale, c’è un principio generale di cui l’Ilva è un caso particolare, un’idea spregevole che è invalsa nella nostra società, seppur sepolta in un deserto di ipocrisia: un certo numero di morti, a fronte di un profitto ragionevole, è accettabile.
    Sono accettabili le automobili, nonostante uccidano con incidenti e inquinamento, perché la loro produzione e il loro utilizzo sono molto profittevoli. E’ accettabile guadagnare vendendo armi, tabacco e alcolici, perché i soldi generati da questi mercati rendono ragionevole un certo numero statistico di morti. E’ accettabile, di conseguenza, continuare a intossicare una città, invece di fermare la produzione e farla ripartire soltanto a risanamento ultimato.
    Questo, ben inteso, è un nostro modo di vedere le cose: qualcun altro potrebbe invece pensare che, sospendendo la produzione, l’Ilva diventerebbe un cimitero e il risanamento non verrebbe mai messo in atto.

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    1. La Costituzione non indica solo principi

      Indica procedure, che sono oggettive

      E non si possono invenare procedure nuove in base ai "principi" che notoriamente oggettivi non lo sono.

      Il diritto al posto di lavoro nella Costituzione non e` prevsto, cara Ecoballa. E` previsto il diritto al lavoro, non al "posto" di lavoro.

      Mentre la distinzione fra potere di indirizzo e giudiziario e` esplicitato benissimo.

      Le sigarette uno le fuma volontariamente, e se viene investito si suppone sia un incidente, altrimenti e` un omicidio.

      Le vittime dell´Ilva incidenti non sono.

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    2. e poi, se il provvedimento non fosse "articolato e complesso" allora non andrebbe bene ?

      E dov´e` scritto che dev´essere complessoe non semplice ?

      Secondo me c´e` scritto il contrario, cioe´ che invece dovrebbe essere semplice e non "rticolato e complesso"

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  4. POLITICA VS MAGISTRATURA
    C’è stata un’interferenza fra il potere politico con quello della magistratura? Non è facile rispondere: se lo fosse, non servirebbero i lunghi esami della Consulta per dirimere questioni del genere.
    Un’opinione che ci pare plausibile, è l’idea secondo la quale la politica ha un primato sulla magistratura in questioni di interesse nazionale. Il pasticciaccio dell’Ilva dev’essere risolto dalla politica perché, al contrario della magistratura, la politica è legittimata democraticamente. L’Ilva riguarda tutti gli italiani e le decisioni che riguardano tutti gli italiani sono di competenza dei politici scelti dal popolo. Specialmente in casi di emergenza. Questo. lo sottolineiamo, in linea di principio: sul fatto che l’Italia sia ancora in democrazia o meno, la questione è molto dubbia. Ma proprio molto.
    IL GARANTE
    Un’ultima nota sul Garante, figura istituita per vigilare sull’applicazione di quanto disposto nel decreto legge Ilva: ci costerà 600.000 euro (somma prevista per tre anni di retribuzione). I soldi verranno presi da un fondo specificato nel decreto legge Ilva e si tratta di denaro pubblico (http://www.commissariostraordinariorischioidrogeologico.basilicata.it/normative/delibera-cipe-n-8-del-20012012/).
    E’ giusto usare soldi pubblici per pagare un Garante che si è reso necessario a causa di danni provocati da privati? A questa domanda, così risponde il Porf. Zorzi Giustiniani:”Capisco le perplessità sugli oneri che lo Stato si accolla, ma non vedo alternative per ora. C’è bisogno di un Garante perché l’attuazione del decreto è complessa e impegnativa e ovviamente molto costosa e per i provvedimenti legislativi c’è l’obbligo di copertura finanziaria che è ineludibile. Quanto poi alle responsabilità (inottemperanza dei Riva alle prescrizioni di legge e ai provvedimenti della Magistratura) è un dossier aperto che avrà lunghi strascichi giudiziari e amministrativi.”

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    1. "Il pasticciaccio dell’Ilva dev’essere risolto dalla politica perché, al contrario della magistratura, la politica è legittimata democraticamente."

      Pure Hitler ha vinto le elezioni.

      La democrazia non e` fatta solo del consenso dei propri dipendeni E` fatta anche di regole

      E non c´e` bisogno di elezioni per arrestare i delinquenti.

      Il potere politico e amministrativo avrebbe dovuto muoversi prima.

      Muoversi SOLO per salvare i criminali e i loro complici non e` responsabilita´, e` un abuso

      Adesso vogliamo affidare i sequestri ai plebisciti ?

      Questa frase, cara Ecoballa, e` la sua chicca migliore

      "L’Ilva riguarda tutti gli italiani e le decisioni che riguardano tutti gli italiani sono di competenza dei politici scelti dal popolo. Specialmente in casi di emergenza. Questo. lo sottolineiamo, in linea di principio: sul fatto che l’Italia sia ancora in democrazia o meno, la questione è molto dubbia. Ma proprio molto."

      che lei si lamenti perche non siamo in democrazia, invocando il plebiscito a fondamento di atti giudiziari e` davvero magistrale !

      Non so se lo sa ma il suo argomento e` quello di tutte le dittature di destra al mondo: la nazione come scusa e l´insofferenza per le regole.

      Lei cara Ecoballa, la democrazia non sa cosa sia e dovrebbe prendere qualche lezione di educazione civica.

      Cosi´ apprenderebbe che la il fatto che la giustizia non sia soggetta al voto popolare, non e` un caso.

      La giustizia e` terza.

      Ah ma la cosa e` "complessa"

      Si certo e noi abbiamo scritto "giocondo" sulle fronte

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    2. Che lo stato si accolli le spese del garante è un fatto inammissibile.
      Soprattutto se il garante è ennesimo membro dell'establishment responsabile della situazione attuale, invece che figura terza al sistema.
      Pagare 200.000 euro annui alla ditta che invece che costruirti la casa te l'ha sfondata, perchè rappezzi un pò i muri, fa pena.

      A rigor di legge, le disquisizioni del professore, costituzionalista non emerito, sono sue opinioni, peraltro abbastanza bislacche, come già fatto notare da Cato.
      L'articolo 41 è piuttosto chiaro. Ed anche il concetto di giudice naturale e di separazione tra i poteri lo è. Pertanto ci sono eccome profili di anticostituzionalità, eccome.

      Se poi la ragion di Stato deve comunque prevalere, che ce ne facciamo di una Costituzione rigida?
      Affidiamoci ai nostri abilissimi governanti e punto.
      Anzi facciamone dei re, non costituzionali.
      Anzi, un'oligarchia, i trenta tiranni, ecco.

      Così almeno avrebbero un presupposto legale per far quel che fanno.
      Credo che il professor ANTONIO GIANGIORGIO ZORZI GIUSTINIANI (Mazzanti vien dal mare) sarebbe più che d'accordo.
      Egli in realtà forse non ne è conscio, ma è un pubblicista regio.
      Del tempo del De Maistre.

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