giovedì 25 ottobre 2012

La libertà di opinione, un inciampo da rimuovere

Il senatore Giuseppe Valentino, mister art.3

In questi giorni si affronta in parlamento un tema cruciale per la vita del paese e le sue residue speranze di vita civile moderna: la diffamazione come grimaldello, i tribunali come censura. 

Il ruolo chiave del senatore Giuseppe Valentino, penalista calabrese, autore dell'articolo 3 (blog, libri...) della proposta di legge uscita dalla commissione giustizia. Tutto su OpenParlamento.

Come in molte altre occasioni, una legge viene predisposta al mero scopo di introdurre alterazioni degli equilibri e delle libertà esistenti sotto mentite spoglie.
E' del tutto evidente che la vicenda di Sallusti, al di là del merito, apre un capitolo increscioso sulla libertà di stampa e di opinione in un paese già molto poco liberale.
Essa rappresenta un salto di qualità non indifferente. La condanna al carcere del direttore del giornale, infatti, ha aperto la strada sull'onda dell'emotività ad un progetto di lunga data.
Il suo scopo è la sottrazione di spazi di libertà  imprevisti sino a 10 anni fa: la possibilità per il singolo di divenire direttamente oggetto e soprattutto soggetto di informazione e di opinione, in modo autonomo, e di veicolarla direttamente a miliardi di utenti potenziali ha scardinato il senso di un sistema fondato sui media tradizionali, decisamente intermediati e finanziati dal potere costituito.
Che senso ha, in un mondo in cui Alessandro Marescotti può inviare in tempo reale i risultati scientifici sull'inquinamento a Taranto a migliaia di persone, rovinando così una politica di gestione ministeriale della vicenda ILVA, tutta fatta di segretezza e piccoli giochi di sala stampa, che senso ha, ripeto, controllare da cima a fondo tutta la RAI?
Che senso ha più per un sindaco utilizzare il peso del potere alfine di ottenere trattamenti di favore dai media locali quando un bambino di 12 anni può postare le foto delle voragini stradali o del mafiosetto dipendente comunale "nominato" che fuma sigarette invece che lavorare?
Che senso ha sedare, sopire, distogliere se poi il prefetto di Napoli viene colto dal più banale dei telefonini con le mani nel sacco della retorica e del protocollo?
Nessuno. O  molto poco.
Una successione di tentativi, prima di equiparazione dei blog e siti alle testate giornalistiche, sconfessati da una sentenza di Cassazione molto precisa, oggi di richieste di danni e di esercizio immediato delle proprie ragioni (sotto forma di rimozione immediata del non gradito, non importa se vero o meno, oltre a multe e sanzioni), vogliono evidentemente rimuovere questo spazio di libertà, alla faccia della fondazione Arhef di cui abbiamo appena parlato, del Corriere della Sera che chiede ai lettori il controllo euristico sul narrato, della new economy in generale.
Ma  soprattutto delle seguenti fonti di diritto universale e nazionale:

Eleonore Roosvelt mostra la dichiarazione universale
  • Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: Art. 21: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
  •   Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali: 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. 2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.
  •  Articolo 21 della Costituzione Italiana: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
    La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
    Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
    In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
    La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
    Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Riporto qui per l'articolo 3 della proposta di legge ex commissione Giustizia, per come lo propone DIRE:

Nel testo licenziato per l'aula, entra infatti un nuovo articolo (il terzo) che contiene "misure a tutela del soggetto diffamato o del soggetto leso nell'onore e nella reputazione" che prevede che la persona offesa possa chiedere "ai siti internet e ai motori di ricerca l'eliminazione dei contenuti diffamatori o dei dati personali". L'interessato, prosegue l'articolo, "in caso di rifiuto o di omessa cancellazione dei dati" puo' chiedere "al giudice di ordinare ai siti internet e ai motori di ricerca la rimozione delle immagini e dei dati ovvero di inibirne la diffusione". In caso di inottemperanza, oltre alla rimozione del contenuto ritenuto diffamatorio, i soggetti responsabili dei siti internet rischiano anche una multa da 5 mila ai 100 mila euro.
L'articolo e' entrato con l'approvazione di un emendamento a firma del senatore del Pdl Giuseppe Valentino, avvocato penalista di Reggio Calabria. E va ben al di la' delle originarie norme sull'obbligo di rettifica.
Nel nuovo articolo 3 del ddl sulla diffamazione a mezzo stampa, licenziato dalla commissione Giustizia del Senato, sulla scia del caso Sallusti, si prevede poi che "in caso di morte dell'interessato" il diritto alla rimozione delle immagini e dei contenuti da tutti i siti internet (compresi quindi i blog) e dai motori di ricerca (uno per tutti Google) puo' essere esercitato anche "dagli eredi o dal convivente"
Ma non basta aver violato le tombe, anche i libri incorrono in simili misure:

"per la stampa non periodica, l'autore dello scritto" o se esso e' ignoto o non imputabile l'editore o lo stampatore "provvedono alla pubblicazione, a loro cura e spese, delle dichiarazioni e delle rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini o ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro reputazione o contrari a verita', purche' tali dichiarazioni o rettifiche non abbiano contenuto di rilievo penale. La pubblicazione in rettifica- continua la norma- deve essere effettuata, senza commento, entro sette giorni dalla richiesta della persona offesa, su non piu' di due quotidiani a tiratura nazionale indicati dalla medesima persona, con adeguato rilievo e idonee collocazione e caratteristica grafica; la pubblicazione in rettifica deve inoltre fare chiaro riferimento allo scritto che l'ha determinata".
E non è ancora tutto. La rettifica dovrebbe essere integrale, senza commento, effettuata solo perchè la parte interessata l'ha richiesta e quindi prima di ogni vaglio giudiziario... pertanto, se di 2 pagine, bisognerà comprare 4 pagine su quotidiani nazionali (centinaia di migliaia di euro di costi) e farla pubblicare lì entro una settimana...
Bene, tale norma, partorita dalla fervida fantasia di un penalista calabrese del PDL, insieme a quella sui blog costituisce il vero cuore della normativa, anzi a nostro giudizio il vero scopo recondito di essa, che oggi qualcuno ritiene davvero raggiungibile sull'onda del caso Sallusti.
Questo senatore, Giuseppe Valentino, di cui potete leggere qui la biografia e qui i perchè è due volte inquisito, è inserito, come tutti i parlamentari, nelle schede di valutazione e controllo dell'eccellente sito 

OpenParlamento 

Esso ha come mission la possibilità per i cittadini di conoscere quel che i parlamentari italiani dicono, scrivono, votano, fanno, all'interno delle loro mansioni. Dalle mozioni alle assenze parlamentari.
Uno spazio assai in sintonia con il concetto rivoluzionario di "anagrafe parlamentare", che un drappello di pedanti intemerati da anni cerca di sviluppare ed introdurre nella vita istituzionale italiana.
Potremmo immaginare, in base alla proposta in esame, che il più assenteista tra i parlamentari italiani, messo in home page con nome e cognome e foto, potrebbe richiederne aprioristicamente la rimozione della cosa, in quanto lesiva del suo decoro. E poi vedere se alla roulette russa moviolata del tribunale le cose van bene o van male. Ma intanto lui lì non c'è più.E tutti continuiamo a non saperne nulla.

Chiudiamo questo importante post con l'auspicio che le forze politiche non si rendano corresponsabili di tanta antidemocraticità e non consegnino la libertà di espressione di un popolo, proprio ora che ne ha più bisogno, alla più vieta censura, all'abominio di chi non accetta la critica, all'arbitrio di una magistratura patologicamente sempre più insignita di poteri sovrani che esulano dai suoi compiti. Alla più retriva delle censure, delle restaurazioni.

Nell'attesa che ciò accada i blog italiani ed i siti di informazione e controinformazione più in generale dovrebbero costituirsi in associazione per difendere la dignità della libera informazione ed opinione di cui oggi sono, volenti o nolenti, i quasi esclusivi rappresentanti.
Se la legge passasse, infatti, una fonte insostituibile di notizie non mediate, affidate al senso critico di ciascuno, sarebbe messa irrimediabilmente a repentaglio. 
In primis la nostra, che non ha mai risparmiato coraggio di verità. O almeno quella che tale, in buona fede, ci pare.

5 commenti:

  1. hai detto bene la vicenda Sallusti al di là del merito perchè sallusti con la libertà di opinione sono proprio incompatibili

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    1. Purtroppo in questo campo l'ultima parola, dopo due secoli e rotti, ce l'ha ancora Voltaire:

      "Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perchè tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente"

      ;)

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  2. Bella citazione ma Voltaire non conosceva Sallusti

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  3. Eh no, non lo conosceva no...

    La questione "diffamazione" al Senato si è ulteriormente ingarbugliata.
    La stampa come sempre non agevola affatto.
    Me ne vado a dormire che faccio meglio.

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    1. Abbiamo assistito infatti alla reintroduzione surrettizia, con voto segreto, della detenzione quale pena per la diffamazione.
      Si era in effetti tutto molto ingarbugliato. Alle volte è in effetti meglio dormire, invece che dissipare energie inutili.

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