venerdì 19 ottobre 2012

vie d'uscita



Amici lettori,

già in precedenza avevo lamentato quella che ho vissuto come una caduta di stile di Corporeus Corpora.

Oggi ne lamento una nuova. 

Il mio stimatissimo ed esimio collega e coautore l'Abate di Theleme, nel post immediatamente precedente a questo scrive:



Ci secca ripeterci, ma lo sapevamo da un pò...

Ora non riesco a non osservare come questo stesso stilema lo abbia adottato aprendo almeno un suo post sulla Siria e non so quanti sull'Ilva.

Si dice di certi alti uffici pubblici che i titolari dovrebbero non solo essere, ma anche apparire imparziali, per cui anche questioni di stile, non sostanziali, rilevano, agli effetti della adeguatezza alla carica.

Io sento lo stesso per quando si scrive in pubblico. Aprire insistentemente autoincensandosi, sebbene a ragione, appare come una attitudine non esattamente di ambizione internazionale.

Rilevo fra l'altro che dopo l'endorsement di Corporeus Corpora alla iniziativa di Giannino, lo stesso ci gratificava con uscite infelici o se non altro disinformate sull'Ilva.

In quel caso da Corporeus Corpora non è uscito se non un cenno.

E' vero che in privato l'abate mi aveva invitato a esprimermi in merito su Corporeus Corpora anche avvalendomi dei suoi interventi nei commenti agli scritti lì pubblicati e io non sono intervenuto per pigrizia.

Del resto se l'urgenza era stata sufficiente all'endorsement e non lo è stata alla distanziamento da Giannino sull'Ilva, la pigrizia non è stata solo mia.

Giorgio Gaber cantava
"benvenuto il luogo dove ... il piacere di sentirsi soli è così antico"

Ma siccome ormai dispero di poter fare qualcosa per lo stile di Corporeus Corpora, gravemente compromesso ormai, mi assumo la responsabilità di un intervento autocelebrativo, autoreferenziale, che non aggiunge sostanzialmente niente a quanto già scritto.

Serve piuttosto alla mia autogratificazione e voi, cari lettori, siete la carne da cannone di questa bassa operazione.

Perché insomma io sono fatto di carne e la mia quotidianità è di qualche tacca inferiore a quella degli ambienti internazionali ai quali nemmeno ambisco, per disperazione più che altro.



Giorni fa, in un mio intervento precedente, avevo accennato alla posizione a mio avviso dissennata del ministro Clini e della cultura vetero industrialista da egli rappresentata sulle trivellazioni petrolifere al largo della Sicilia.

La frase era stata

Massì, distruggiamo la costa siciliana per una risorsa in esaurimento. Perché è chiaro che è questa la scelta pragmatica.

Come vedete era stato davvero solo un cenno.

Poco dopo, per puro caso, mi sono imbattuto in un articolo che in maniera ben più autorevole della mia e ben più estesa, confortava il mio argomento.

Il mio argomento era che accanirsi sul petrolio, oggi che la fase discendente sembra iniziata, non è lungimirante.

L'insostenibilità di questa scelta è destinata a rivelarsi in un tempo prossimo. Forse non quanto quello della pensione del ministro Clini, ma della mia sicuramente.

Oggi noi che abbiamo una penisola nel mediterraneo dovremmo sfruttare il sole (la tecnologia per il quale, nel frattempo, ha elevato le rendite operative).

E che la capacità di approvvigionarsi al di fuori dal circuito tradizionale è una delle chavi della nuova geopolitica. Che potrebbe rendere meno importante la debacle della Libia.

Questo lo sostengo io, che sono un signor nessuno di provincia, ma insieme a me c'è nientepocodimeno che lo studioso americano Micheal Klare in un suo volume del 2008 intitolato "Rising Powers, Shrinking Planet: The New Geopolitics of Energy" ovvero "potenze emergenti, pianeta sempre più piccolo: la nuova geopolitica dell'energia"

Vi invito a leggere da soli questa fondamentale conferma alle mie argomentazioni. Ne sarò altamente gratificato.

Qui tengo solo a sottolineare che l'articolo a sua volta si proponeva come antitetico ad un altro articolo pubblicato dalla stessa testata.

In quest'altro articolo si sostiene, fra le altre cose, che l'Italia sarebbe l'unico paese europeo a manifetsare resistenza alle trivellazioni in mare.

E che l'approccio regolamentatorio europeo era stato pragmatico nel bilanciare costi e benefici e nel richiedere la miglior implementazione tecnica possibile.

Allora io osservo due cose.

La prima è che sono recenti le notizie di Shell e Gazprom che per quest'anno rinunciano alla ricerca di petrolio al polo nord. Non sarà in Europa, ma qualcosa vorrà pur dire.


La seconda è sulle norme e sulle cautele implementative. 

La cokeria tedesca Schweigen di Duisburg della TyssenKrupp è stata commissionata nel 2003, è costata 800 milioni di euro ed è promossa come lo stato dell'arte delle cockerie.

La cockeria di Taranto è la stessa degli anni 60 ed emette sostanze cancerogene, genotossiche e progestiniche.

E le BAT (ovvero le best practices) valgono a poco.

Noi italiani abbiamo un problema antropologico di aderenza alle leggi scritte e di carloneria nel considerare i cittadini in quanto tali.

Il che priva di legittimità operazioni pericolose.

Un economista che prescinda da questo dato psicologico, secondo il mio modesto parere di provinciale frustrato e rancoroso, vale poco.

Ma del resto mi sono già permesso la mia autogratificazione strumentalizzando brutalmente i lettori, posso permettermi, a questo punto, ogni bassezza.

Ora vi lascio, cari lettori, alla vostra responsabilità della mia gratificazione. 

Buona serata e voi e a me

14 commenti:

  1. (I) DA CHICAGO BLOG, OSCAR GIANNINO, "ILVA, FERMIAMO L'AUTODISTRUZIONE", 1 Agosto 2012:
    L’immagine dei dirigenti Ilva tradotti come delinquenti all’interrogatorio mi ha provocato uno sturbo. Ma sono convinto che polemizzare contro la magistratura sia un doppio errore: non solo serve a niente, ma fa psssare dalla parte del torto. Cerchiamo dunque di svolgere ragionamenti fondati sul caso ILVA-Taranto. Anche se i Riva ai domiciliari dopo i miliardi che hanno investito anche nella compatibilità ambientale mi appare come la perfetta fotografia di un Paese che si prende a calci da solo. Bisogna assolutamente sperare che per l’ILVA di Taranto prevalga la ragionevolezza. Che consiste in una precisa condizione: la produzione di acciaio con le colate a caldo deve proseguire. Uno stop alle colate metterebbe comunque l’impianto in condizioni tecniche di dover restare fermo settimane e mesi. Nessun reparto deve essere bloccato alla produzione. L’occupazione e la produttività dell’impianto vanno preservate. Il danno della perdita di ordini e inflitto all’intera catena di aziende che si forniscono dal più grande impianto europeo di questo tipo va scongiurato: a cominciare dagfli stabilimenti della stessa Ilva a Cornigliano e Novi Ligure. Dopo le vicende che già hanno investito le acciaerie di Porto Vesme e Piombino, è a rischio per la vicenda Ilva l’undicesima posizione al mondo dell’Italia e la seconda in Europa come produttrice di acciaio. Di tutto la severa recessione italiana attuale ha bisogno, tranne autoinfliggersi nuovi pesantissimi danni aggiuntivi a quello già creati dalle aspre difficoltà della domanda interna e della disoccupazione a due cifre.
    Perché queste condizioni vengano garantite, occorrono in sostanza tre cose. Nessuna di esse lede in qualsivoglia modo la piena indipendenza della magistratura tarantina, e il valore delle misure cautelari sin qui disposte sull’impianto. Occorre che il sequestro e i sigilli posti a sei reparti essenziali della produzione restino appunto com’è apparso nel primo giorno: cioè “virtuali”, tali da non impedire a operai e tecnici di entrare negli impianti e di farli restare produttivi. Occorre inoltre che i custodi amministrativi nominati dalle autorità giudiziarie coordino accuratamente ogni propria decisione con tecnici e dirigenti dell’impianto, al fine di evitare ogni stop e senza per questo pregiudicare le finalità di tutela loro affidate dal dispositivo del Gip di Taranto Todisco.
    Infine, c’è il punto centrale, che riguarda il cuore delle misure assunte dalla magistratura sotto la fattispecie penale gravissima del disastro ambientale a carico dei Riva e dei dirigenti colpiti da custodia cautelare: cioè la distinzione delle conseguenze negative per lavoratori, popolazione e ambiente delle lavorazioni nelle condizioni in cui avvenivano molti anni fa, quando il rilascio di diossina era 250 volte superiore a quello attestato ora, rispetto a ciò che avviene ora.

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    1. (II) Cioè dopo oltre un miliardo investito negli ultimi anni dai Riva proprio a questo scopo, sui 4 circa investiti nell’impianto. Il continuum temporale è un concetto giuridico che serve a incardinare le responsabilità giudiziarie che a giudizio della magistratura incombono su proprietà e dirigenza. Ciò di cui si occuperà il procedimento, per accertare le ipotesi dell’accusa. Altro conto è assumere misure sullo stabilimento che spezzino il continuum produttivo oggi, quando innegabili passi avanti erano stati compiuti proprio al fine di perseguire l’ecocompatibilità.
      Tutto ciò è perfettamente possibile. Non credo la magistratura potrebbe op dovrebeb sentirsi dimidiata se garantisse di orientare le proprie azioni e provvedimenti al fine di non intaccare cioè a Taranto si fa, accertando intanto ciò che è stato. Cosa del tutto diversa sarebbe invece far discendere dalle misure giudiziarie la conseguenza che a Taranto non si può e non si deve più lavorare l’acciaio a caldo, perché tale lavorazione è incompatibile con un insediamento storicamente inglobato nel centro urbano. I Verdi per esempio sono espliciti su questo, Bonelli in alcune sue dichiarazioni ha detto esplicitamente che vi sono lavorazioni come queste che sono da considerare ormai incompatibili con la forte antropizzazione di aree prossime alle acciaerie. Ma poiché il primo impianto europeo non si smonta e rimonta daccapo in ipotetiche aree disabitate – e quali poi? – e magari lontani dai nodi logistici necessari per la movimentazione del prodotto, ecco che la conseguenza diventerebbe quella dell’uscita dell’Italia dall’acciaio. Sic et simpliciter. Per effetto di misure cautelari della magistratura.
      Non c’è paese al mondo in cui una cosa simile sia avvenuta o possa avvenire. Non intendo qui alimentare una geremiade contro il pregiudizio anti industriale che in Italia costantemente si riaffaccia, perché rispetto troppo i magistrati. Preferisco pensare che essi per primi osservino in questi giorni la reazione dei lavoratori che ieri si sono riuniti in assemblea a Taranto, e dei sindacati i cui capi nazionali domani saranno in piazza insieme ai dipendenti dell’ILVA per difendere il lavoro. Insieme all’ambiente, senza separare ideologicamente obiettivi e conseguenze. Non posso credere, che davvero vi sia chi pensi che tecnici e operai difendano l’ILVA come fossero vittime della sindrome di Stoccolma, che da condannati alla sentenza capitale difendano il braccio della morte. No, non possiamo credere a questo, se siamo ragionevoli.

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    2. (III) COMMENTO, STESSA DATA, ABATE DI THELEME:

      Caro Oscar,

      in questo post hai toccato un punto molto sensibile.
      Apolidi, si, ma pur tutti nascemmo in un luogo.
      Non posso qui scrivere tutto quello che so e che sarebbe necessario.
      Lo faccio altrove, permettendomi anche con qualche indiscrezione non reperibile sui media nazionali.
      Eppure lo strazio di quella comunità è grande.
      Concedendo anche che una certa riduzione di immissioni si sia verificata, stiamo pur parlando di mettere la marmitta catalitica ad un trattore degli anni ’60. E pensare che ciò possa risolva problemi immensi ed incancreniti.
      Il mercato dell’acciaio al momento non pare florido, nemmeno per le tigri asiatiche che dal 2006 ne sono signore.
      Almeno così dice il Financial Times.
      La Fiat pare aver cambiato contesto e prospettive, giusto per pensare al mercato interno.
      Del resto, non credo che la magistratura ricordi solo adesso e per caso tutto il danno che è stato fatto e decida di colpo un’intransigenza mai vista prima.
      Ma non c’è solo il mercato: qui parliamo di migliaia di famiglie, in tutta la città ed in specie nei quartieri Tamburi e Croce, con 3 o 4 neoplasie per schiatta, in corso mentre scrivo.
      Non a caso un vero registro dei tumori è apparso solo recentissimamente in provincia.
      Parliamo anche di migliaia di capi abbattutti dopo che alcuni elementi inquinanti di assoluta veneficità, come la famosa diossina ed il benzo(a)pirene, sono stati trovati in alte concentrazioni. Ovviamente non è il valore dei capi che preoccupa: è però segno che il ciclo alimentare risulta ormai compromesso.
      Numerosi medici hanno costatato l’incidenza di tumori e malformazioni nei neonati. E le malattie cardiorespiratorie, principale oggetto dello studio “Sentieri- SIN”, galoppano.
      Io non sono un ambientalista duro e puro… però una fabbrica grande due volte l’abitato, con scarse prospettive sul mercato prossimo futuro, che inquina selvaggiamente da un cinquantennio avendo mezza città apertamente o occultamente sul libro paga (vedasi le indagini in corso), non so quanto sia difendibile.
      Mi rendo conto che tutto ciò abbia il sapore della fine di un intero sistema produttivo, in un momento drammatico per il paese. E che ci sia da strapparsi i capelli.

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  2. (IV) Ma questo sistema si è fondato sulla sistematica violazione di norme e morale, ha avuto in dispregio vite e salute, ha devastato le prospettive di crescita naturali di un territorio celebrato nell’antichità persino da Orazio e Virgilio, conservatosi quasi intatto sino al 1960.
    Vini, agrumi, pastorizia, maricultura, pesca, turismo. Porto, quello si che potrebbe avere dimensioni adeguate… ma ad oggi è ancora sprovvisto di infrastrutture plausibili e soggetto al monopolio ILVA – Anchor, ottenuto probabilmente con minacce e pressioni. Faccende per cui è in corso un’altra importantissima causa, di cui nessuno parla. Guardacaso.
    E Taranto non è nemmeno solo ILVA. E’ anche petrolchimico, cementificio… e non c’è bisogno di aver nari da sommelier per “annusarlo”. O uno stomaco da principessina per provare bruciori di stomaco, semplicemente passando in auto a fianco degli stabilimenti.
    E sei già in città…
    Ho la massima stima nei tuoi confronti e desidero che il tuo movimento abbia lunga e proficua vita.
    Se ritieni che la questione ILVA sia di importanza nazionale, come emerge dal tuo post, ti invito personalmente ed ufficialmente a Taranto, a sostenere liberamente ed in debita sede le tesi che ti parranno più opportune, non solo su industria e ambiente, ma su vecchia e nuova economia, su impresa e lavoro: argomenti fondamentali per un contesto agonizzante che necessita assolutamente di teste pensanti. Come la tua.
    Ricorda però che la collettività tarantina ha pagato un altissimo prezzo alle scelte strategiche di una nazione e di un continente. Di un’America e di un Vaticano. Quindi non v’è fiducia veruna nella politica locale, sempre pronta a ritirare parti civili, a farsi ammansire e mai ad intuire svolte o a proporre per tempo soluzioni. Ed ancor meno credito si da, se possibile, ai sindacati e ad altre camarille spacciate per enti terzi.
    Se sarà attuata una reale messa in sicurezza dello stabilimento e la prosecuzione “civile” della sua attività, allora si potrà discutere di tempi e risultati: converrai che dovranno essere messi a disposizione e spesi tutti i soldi che servono (a mio parere notevolmente superiori ai lucri immaginabili negli anni di vita rimasti allo stabilimento), senza mistificazioni. Pertanto la supervisione non potrà toccare a chi, da sempre, ha consentito ogni abuso e criminalmente prodotto l’attuale aporia, detta anche “sto’ casino terribile”, accontentandosi del voto di scambio.
    Insomma, serve tutto l’opposto dell’attuale proposta del ministro Clini, concertata con fenomeni di credibilità ed efficienza quali la regione Puglia e l’ARPA.
    Dici che a queste condizioni qualcuno si cimenterebbe nel produrre ancora acciaio all’ILVA?
    Io sinceramente non so.
    Con molta stima.

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    1. Oscar Giannino è poi in effetti venuto a Taranto, ben guardandosi però dall'interessarsi alle vicende "reali" della città ed alle possibili soluzioni reali proponibili. Piuttosto facendosi ospitare dalla solita, tipica banca locale in vena di detrazioni fiscali, all'interno di un resort isolato ed a 5 stelle, dove ha espresso il suo liberismo della scuola di Chicago di fronte all'establishment locale (scarsamente alfabetizzato) di un deprivato centro del sud.
      Grazie per avermi dato modo di riprendere l'argomento. L'endorsement resta in piedi in termini di espressione concettuale, soprattutto economica, ma la politica è altra cosa.
      E non si fa così, in quanto è contemperazione di interessi, non prevalenza di alcuni su altri, con una scala di valori in questo caso del tutto discutibile.
      Giannino rimane funzionale ad un micropartito liberale, meglio ancora al Think tank dove in effetti è... ma non sarà certo lui la biglia su cui scivolerà la partitocrazia italiana.

      Che sia una caduta di stile possedere una visuale sufficientemente ampia da prevedere percorsi complessissimi mesi, prima di ogni altra fonte osservata, è tutto da dimostrare.
      Parrà strano, ma questo stile ha prodotto quasi 17.000 visualizzazioni di pagina in 3 mesi di vita.
      Ne approfitto per ringraziare i visitatori che da ogni angolo del mondo, ma principalmente dall'ex bel paese, vengono a trovarci molto spesso.
      Ricordare al lettore che alcune cose si erano dette molto tempo prima, e spesso solo da noi, come anche la risposta a Giannino del primo agosto evidenzia, trova la sua ragione nell'evidenziare quanto i media tradizionali siano in Italia fallimentari.
      A leggere bene nella nostra "pagina sul metodo" baconiano, si parla ampiamente di ciò.
      Una ragione che quindi non è certo l'autogratificazione... avessi desiderato quella non sarei qui a prevedere nulla... strapperei piuttosto la pagnotta dalla mammella redazionale di qualche catorcio quale il Corriere, la Repubblica et similia.

      Preoccuparsi dello stile ma non dei contenuti è un bizantinismo.
      Piuttosto che chiosare, io sarei lieto di partecipare ad un progetto che, come tu stesso mi hai fatto notare poco tempo fa, almeno per certe tematiche (e sicuramente tra loro ILVA), è fonte di riferimento collettivo pari a nomi dell'editoria tradizionale ed internetica molto, molto più risalenti e noti di Corporeus Corpora.

      Ma ad ogni modo, anche codesta forma dialogica tra autori, in stile disputatio, pare sia diventata una nostra cifra stilistica.
      I panni sporchi li laviamo in pubblico, quelli puliti li indossiamo in privato.
      C'est la vite.

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    2. Ancora su Oscar Giannino:

      Devo Prendere atto del fatto che Oscar Giannino domani è a Taranto alle 10 ed incontra i “cittadini liberi e pensanti”, associazione tarantina nata in difesa del diritto alla salute ed alla dignità degli abitanti, questa volta.
      Bene, per un futuro politico legato alle urne questo mi pare una buona risposta a quanto avevo scritto nel commento precedente.
      Sono stato probabilmente troppo precipitoso nel confinare “fermare il declino” in una dimensione “accademica” e potenzialmente assai strumentalizzabile della politica nazionale.
      Speriamo mi si smentisca del tutto. Abbiamo bisogno di nuova politica.
      Certo se la sua posizione sull’ILVA è rimasta quella dell’articolo pubblicato qui, ne vedremo delle belle domani.

      Infine, tipicamente nella hybris dell'abate, mi pare una volta in più di esser stato "profetico", in qualche misteriosa maniera si è realizzato quello che mi aspettavo sin dall'inizio.

      Le vie in cui ci si rende utili sono misteriose ed imprevedibili... chissà se non abbia ragione la bambina... forse ci legge più gente di quel che pensiamo, e diversa da quel che crediamo. O forse un battito d'ali di farfalla a Pechino fa la tempesta a Tallin, chi lo sa...
      ;)

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  3. Diciamo che nel ricordare ai lettori il percorso svolto, emerge l´autocompiacimento. Probabilmene, in effetti, e` un bizantinismo. E` notorio come i bizantinismi piaghino la mia anima.

    Quanto alle alternative disponibili e alla gratificazione, sorvolo.

    Quanto al non partecipare, ricorderai come ci abbia messo mesi a convincerti a provare, a rivelarti la realta´ del blogging e degli strumenti associati. Per non parlare delle ore spese a preparare il logo, a scansionare documenti.

    Anche se tu dovessi continuare da solo o con altri, questo gia´ sarebbe da parte mia un contributo di una certa portata alla comunita´ dei lettori. La mia opera potrebbe considerarsi meritoria e conclusa.

    Quanto a Giannino, nel merito siamo daccordo. La questione era di stile. Oggi fai lo sforzo di riportare anche qui i tuoi interventi sul suo sito e le tue considerazioni in merito.

    In precedenza avevi demandato la cosa a me.

    Evidentemente quando la motivazione e` sufficiente le energie le trovi.

    Come le avevi trovate per indicare ai lettori la tua efficacia nel percorrere un percorso che i media tradizionali non esplorano.

    Mi piacerebbe che trovassi le energie anche per promuovere Corporeus Corpora come ritieni invece di premere perche´ sia io a farlo, visto che si tratta di piccola cosa. Perche´ si tratta di piccola cosa, vero ?

    Te lo avevo detto anche in privato, ricordi ?

    Invece che osservare l´inadeguatezza alla missione del mio temperamento.

    Non foss´altro che per efficacia.

    La suddivisione funzionale dei ruoli non funziona. Nel digitale le cose sono fluide e le interazioni sono fra persone, che appartengono ad organizzazioni.

    Non fra organizzazioni che destinano risorse umane alle funzioni.

    Avrai letto che alcuni grandi giornali intorno al mondo stanno chiudendo la parte cartacea ? Ecco la cosa ha a che fare col modo di interagire coi lettori. Il processo che mi inviti ad implementare e` quello dei giornali morenti.

    Io seguo un certo flusso, coltivo l´ispirazione, eventalmente ricerco e scrivo. Lavoro a ciclo chiuso.

    Tu no, hai bisogno che sia io a scansionare, mettendone i frutti su Scribd, promuovere, segnalare tavole rotonde presso le quali raccogliere materiali, interagire con un certo versante ed eventualmente a mandarti rapporti sintetici, rigorosamente in Word, perche altrimenti metti in atto tentativi di lettura svogliati e inefficaci.

    Ma ti pare ?

    Non sarebbe piu´ facile se tu fossi del tutto autonomo e io pure e ci incontrassimo su aree di sovrapposizione ?

    E poi, se anche dovessimo aderire alla suddivisione per funzioni, quando l´abbiamo discussa la suddivisione delle funzioni ?

    E` emersa di fatto ?

    In effetti sei piu motivato a scrivere di quanto lo sia io. Ma chi lo ha stabilito quanto e cosa si debba scrivere ? E perche´ ?

    Puo´ darsi che tu abbia un progetto valido. Ma se il modello che vuoi adottare e` questo, allora una delle conseguenze e` che e` necessario un investimento.

    Lo vedi quanti problemi organizzativi e sindacali emergono se adottiamo il tuo modello eredita´ delle redazioni dei giornali ?

    Quello liquido si presta di piu´ allo strumento e ai tempi. Oggi per fare impresa si costruiscono comunita´.

    E` lo zeitgeist.

    La priorita´ che hai seguito, te la sei scelta tu. La conseguenza non puo´ essere che io mi accodo. Ma piuttosto che io segua la mia.

    Che e` di chiosare, se cosi´ mi sento.

    Io nella redazione con te a fare l´apprendista non ci vengo.

    Devi trovare qualcuno che sia disposto

    Oppure provare a venire un po piu sul mio terreno

    Come col blogging, alla fine potrebbe piacerti

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    1. Sono talmente sul tuo terreno che quasi ci sprofondo :)
      Se ci fai caso, hai sollevato un certo numero di tematiche che non erano state introdotte da nulla... ad esempio nessuno ha misconosciuto i tuoi apporti.

      La verità è che una cosa è un blog, una cosa è un sito d'informazione.
      Hanno ritmi diversi, hanno scopi diversi, seguono rotte diverse.
      Io preferisco il secondo... e non è una novità, visto che qui

      http://corporeuscorpora.blogspot.it/p/corporeus-corpora.html

      c'è scritto quasi tutto quel che poi è accaduto.
      Ci mancherebbe che tu debba sottoporti a qualcosa che non ritieni di voler fare, saper fare etc.etc. Se preferisci, come è ovvio, la via del blog "personale", fiat!

      Ma certo non mi pare di aver domandato nulla di straordinario...
      Come quando dico che preferirei leggere post antagonisti ai miei, piuttosto che solo chiose :)
      Secondo me avrebbe più senso per tutti, soprattutto per i lettori.
      Ma è solo una mia opinione.
      E se andassimo a fare un giro, sotto questo sole?
      :)

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    2. Abate,

      te lo ripeto: se quello che vuoi fare e` un sito di informazione coi tempi dell´editoria tradizionale allora devi prevedere un investimento commisurato.

      Oppure vi si arriva per gradi, consorziando una serie di persone con le loro ispirazioni.


      Quello che mi hai chiesto non e` certamente straordinario ma lo hai chiesto e lo hai chiesto a me.

      E comunque anche la distinzione fra siti di informazione e blog personali andrebbe approfondita, secondo me.


      Poi qui

      http://corporeuscorpora.blogspot.it/p/corporeus-corpora.html

      a me non pare ci sia scritto niente di quello che e` accaduto.

      C´e` scritto della demistificazione, che e` un tema sempre attuale e vecchio come il mondo.

      Che quel che c´e` scritto li´ implichi la preferenza per il "sito di informazione" non mi pare.

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    3. "La natura desiderata di questo contenitore è principalmente quella di fornire al lettore riflessioni e spunti che traggano origine dalle notizie presenti sui media tradizionali e principalmente sulla rete, senza però contentarsi della lettura consolatoria ed indirizzata che essi ci propongono"

      "Qui non troverete, abitualmente, la "notizia" per eccellenza, quella di prima mano. Bensì quella che reperiamo dalle fonti seconde e riteniamo meritevole di un'evidenza magari altrove negata, oppure di un'ermeneutica diversa e, si spera, stimolante."

      "Così come ci auguriamo di poter sviluppare, col fondamentale concorso di altri blogger che condividano il desiderio di un'informazione intelligente, attenta e senza padroni, una rete di contatti e scambi che determini un collage interattivo disintermediato, azionabile dalla curiosità dei lettori, capace, almeno in parte, di colmare quel vuoto di interpretazione della realtà che inizia con la selezione stereotipata della "notizia" e prosegue nei mancati approfondimenti, caratterizzante ormai i media tradizionali italiani."

      Beh, sarò io che leggo male... ;)

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    4. e infatti mi pare che leggi male.

      c´e` scritta la preferenza per un modello invece che per un altro ?

      Che forse la demistificazione degli idola con un blog "liquido" non si puo´ fare ?

      O non si possono intessere relazioni e collaborazioni con altri blogger ?

      Colmare il vuoto interpretativo della realta´ lasciato dai giornali implica che si debba essere un giornale a propria volta ?

      Davvero ?

      Secondo me implica il contrario.

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    5. e per curiosita´, cosa c´e´ scritto, in quella pagina, che poi si sarebbe avverato ?

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    6. Praticamente tutto.
      E non parlavo di preferenze che, in effetti, non sono indicate.
      Ad ogni modo pas de probleme.

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    7. Bravo

      Come non e` indicata una preferenza specifica, non e` neanche accaduto nulla di quanto fosse scritto.

      Non e` accaduto nulla che non fosse gia´ accaduto in passatto e fosse gia´ arcinoto.

      La mistificazione e parzialita´ dei media esisteva gia´ non l´ha scoperta Corporeus Corpora.

      O si ?

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